Quante volte, quante volte?
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mercoledì 30 giugno 2010
lunedì 28 giugno 2010
STORIA DI UNA PERSONA QUALSIASI A CUI E' STATO DEDICATO UN LIBRO
Overton Kavanaugh è morto il 17 giugno 1994.
Lexington è la seconda città del Kentucky per numero di abitanti.
280 mila, più o meno come Verona. Più piccola di Bologna, più grande di Taranto.
Il 23 maggio del 1933 vi nacque Seabiscuit – e questo può interessare gli appassionati di cavalli.
Il 6 maggio 1961 vi nacque George Clooney – e questo mi stupirei di sapere chi possa interessare.
Il fatto che vi nacque anche Overton Kavanaugh non interessa davvero a nessuno. Tranne me.
Overton dev’essere un nome tremendo per un bambino. Non ho un grande orecchio per l’onomastica anglosassone, ma il fatto che fin da ragazzino si sia fatto chiamare Toby la dice lunga sull'argomento.
Toby dunque, e quel nome gli rimase appiccicato tutta la vita.
Lexington è la seconda città del Kentucky per numero di abitanti.
280 mila, più o meno come Verona. Più piccola di Bologna, più grande di Taranto.
Il 23 maggio del 1933 vi nacque Seabiscuit – e questo può interessare gli appassionati di cavalli.
Il 6 maggio 1961 vi nacque George Clooney – e questo mi stupirei di sapere chi possa interessare.
Il fatto che vi nacque anche Overton Kavanaugh non interessa davvero a nessuno. Tranne me.
Overton dev’essere un nome tremendo per un bambino. Non ho un grande orecchio per l’onomastica anglosassone, ma il fatto che fin da ragazzino si sia fatto chiamare Toby la dice lunga sull'argomento.
Toby dunque, e quel nome gli rimase appiccicato tutta la vita.
venerdì 25 giugno 2010
Capitolo 1, terza puntata
[nel quale c’è – nel breve spazio d’una cartella – il vanire della tacchénza lirica delle due precedenti puntate, e un cenno finale d’allegoria – ma blanda, così.]
Tutti si scivolava lenti, quindi
Tutti si scivolava lenti, quindi
giovedì 24 giugno 2010
Critica prescrittiva
ARMI, ACCIAIO E MALATTIE di Jared Diamond
Caro il mio Diamond no, così non ci siamo proprio. Il titolo prometteva bene, e la prospettiva di un bel fantasy classico e corpacciuto, tutto spadone e macellamenti e infezioni mortali, e soprattutto privo di frocerie pseudo-adolescenziali come elfi, maghi e esseri sovrannaturali mezzi ignudi che ti ammaliano con un solo sguardo dei loro occhi cerulei, non poteva essere disattesa in maniera peggiore. Per carità la costruzione di un mondo narrativo c'è tutta, pure troppo: dettagli sulle coltivazioni, le migrazioni degli animali, i cambiamenti climatici... L'ambaradan, come dicevo, è anche troppo ricco, ma in fondo ci può stare - solo se poi ci si mette dentro una storia ben definita con dei personaggi che costruiscano qualcosa di significativo. Cose che qui mancano in maniera vistosa. Magari l'ambizione era quella di creare un Silmarillion dei tempi odierni, meno allegorico e più scientificamente fondato, ma quello lo si può fare solo dopo aver scritto il Signore degli Anelli (mentre il Diamond, prima di questa opera, ha dato alle stampe una raccolta di brevi raccontini ambientati nell'universo narrativo di "Sex and the City", intitolata "Perché il sesso è divertente?").
Caro il mio Diamond no, così non ci siamo proprio. Il titolo prometteva bene, e la prospettiva di un bel fantasy classico e corpacciuto, tutto spadone e macellamenti e infezioni mortali, e soprattutto privo di frocerie pseudo-adolescenziali come elfi, maghi e esseri sovrannaturali mezzi ignudi che ti ammaliano con un solo sguardo dei loro occhi cerulei, non poteva essere disattesa in maniera peggiore. Per carità la costruzione di un mondo narrativo c'è tutta, pure troppo: dettagli sulle coltivazioni, le migrazioni degli animali, i cambiamenti climatici... L'ambaradan, come dicevo, è anche troppo ricco, ma in fondo ci può stare - solo se poi ci si mette dentro una storia ben definita con dei personaggi che costruiscano qualcosa di significativo. Cose che qui mancano in maniera vistosa. Magari l'ambizione era quella di creare un Silmarillion dei tempi odierni, meno allegorico e più scientificamente fondato, ma quello lo si può fare solo dopo aver scritto il Signore degli Anelli (mentre il Diamond, prima di questa opera, ha dato alle stampe una raccolta di brevi raccontini ambientati nell'universo narrativo di "Sex and the City", intitolata "Perché il sesso è divertente?").
lunedì 21 giugno 2010
UN GIUDIZIO SU NEIL GAIMAN DOPO AVER LETTO NESSUN DOVE.
Sai, ho letto un libro di Neil Gaiman...
Chi?
Dai, quello che ha scritto Sandman.
Ah... ok
Ecco. Se non fossi lo stronzo che sono questo post finirebbe qui.
Senza infierire troppo quello che voglio dire è già chiaro.
Io però sono proprio lo stronzo che sono, e due parole in più le getto al vento con gusto.
venerdì 18 giugno 2010
Capitolo 1, seconda puntata
[nel quale, per volontà dell’autore - nonché per modeste tracce di scherzo e dispetto – le gonadi di chi legge continueranno a frangersi spumeggianti contro le superfici giusto’appena sbozzate di quel potente frangiflutti che è l’Artificioso Stile: contro la Prosa Viola, il Lirismo Elegiaco; ma poi lo stesso – cioè l’autore – tornerà – ve lo promette! - a rocambola e grandi bevute e caciara e fragorose flatulenze; e se non è venerdì prossimo, sarà quello dopo. Ma, per ora, si continua così: uh!]
giovedì 17 giugno 2010
Critica prescrittiva
QUESTO E' IL GIARDINO di Giulio Mozzi
Usciti sotto forma di dispense assieme al noto quadrimestrale "Fare un orto così" (punto di riferimento per tutti gli appassionati di guerrilla gardening), vengono finalmente raccolti in un'unica edizione di lusso questi racconti vegetali del Mozzi. Temi e ambienti sono i più disparati, e non mancano le trovate ingegnose: dalla storia di un apprendista vignaiolo che non riesce a bruscare nella maniera più adatta i propri tralci, passando per l'allegorico resoconto delle ultime ore di una bellissima felce da salotto, fino all'autoreferenziale "Per la pubblicazione del mio primo bonsai". L'intento di tutte le storie qui raccolte è scopertamente ludico, tanto che alla fine il contesto verde sembra essere più che altro un pretesto, e non un motivo strutturante nel profondo. Peccato, perché la rinnovata sensibilità ecologica dei nostri giorni meriterebbe un cantore finalmente attento a tutte le varie istanze di questo mondo così vicino a noi, dalle stravaganti pratiche dell'innesto semi-automatico inter-specie cross-culturale sub-iudicio neo-plasmatico post-cromosomiale, al corretto utilizzo dei polifosfati nella cura dei baobab venusiani.
Usciti sotto forma di dispense assieme al noto quadrimestrale "Fare un orto così" (punto di riferimento per tutti gli appassionati di guerrilla gardening), vengono finalmente raccolti in un'unica edizione di lusso questi racconti vegetali del Mozzi. Temi e ambienti sono i più disparati, e non mancano le trovate ingegnose: dalla storia di un apprendista vignaiolo che non riesce a bruscare nella maniera più adatta i propri tralci, passando per l'allegorico resoconto delle ultime ore di una bellissima felce da salotto, fino all'autoreferenziale "Per la pubblicazione del mio primo bonsai". L'intento di tutte le storie qui raccolte è scopertamente ludico, tanto che alla fine il contesto verde sembra essere più che altro un pretesto, e non un motivo strutturante nel profondo. Peccato, perché la rinnovata sensibilità ecologica dei nostri giorni meriterebbe un cantore finalmente attento a tutte le varie istanze di questo mondo così vicino a noi, dalle stravaganti pratiche dell'innesto semi-automatico inter-specie cross-culturale sub-iudicio neo-plasmatico post-cromosomiale, al corretto utilizzo dei polifosfati nella cura dei baobab venusiani.
mercoledì 16 giugno 2010
lunedì 14 giugno 2010
Calàfati
Cammino tra le calli. Manca mezz’ora al tramonto e l’aria è stranamente tersa.
A due passi dall’Arsenale, sul portone della chiesetta di San Martino un volantino mi induce in tentazione. L’occhio è attratto da una sequenza di lettere ancor prima che il cervello abbia attribuito loro un senso: Calàfati.
Orpo, i calàfati!
Da molti anni i calàfati mi intrigano. Fin da bambino, quando lessi la fiaba di Griselda nel palazzo calafatato.
Davanti al portone della chiesa, le mani in tasca per il freddo, contemplo la scritta:
SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO PER CARPENTIERI E CALAFATI.
Forse non tutti sanno cosa sia un calàfato, ma per questo esiste il vocabolario e in fondo ha un’importanza relativa.
Perché quel che c’è scritto sul volantino è ancora più interessante e soddisfa un’insaziabile domanda dell’uomo moderno: il calàfato ce l’ha il Santo Patrono? Ce l’ha, e c’è scritto.
Lo leggo, e so che meriterebbe di essere inciso sulla pietra o scolpito sul portone della chiesa.
Lo leggo, e fin da subito sale al primo posto nella mia personale top ten dei santi.
San Foca.
A due passi dall’Arsenale, sul portone della chiesetta di San Martino un volantino mi induce in tentazione. L’occhio è attratto da una sequenza di lettere ancor prima che il cervello abbia attribuito loro un senso: Calàfati.
Orpo, i calàfati!
Da molti anni i calàfati mi intrigano. Fin da bambino, quando lessi la fiaba di Griselda nel palazzo calafatato.
Davanti al portone della chiesa, le mani in tasca per il freddo, contemplo la scritta:
SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO PER CARPENTIERI E CALAFATI.
Forse non tutti sanno cosa sia un calàfato, ma per questo esiste il vocabolario e in fondo ha un’importanza relativa.
Perché quel che c’è scritto sul volantino è ancora più interessante e soddisfa un’insaziabile domanda dell’uomo moderno: il calàfato ce l’ha il Santo Patrono? Ce l’ha, e c’è scritto.
Lo leggo, e so che meriterebbe di essere inciso sulla pietra o scolpito sul portone della chiesa.
Lo leggo, e fin da subito sale al primo posto nella mia personale top ten dei santi.
San Foca.
venerdì 11 giugno 2010
Si comincia davvero, ora: capitolo I, parte 1
L’importante è ridere, menare e ridere, ridere e menare.
Gargantua e Pantagruele, IV.12
Così erano i tempi agri e violenti dell’università; i tempi durissimi, agri del non dormire, del bere troppo – del bere male: del vuotar’ bicchieri mezzi pieni alle feste: bottiglie di birra abbandonate in giro, sole;
giovedì 10 giugno 2010
Critica prescrittiva
LA LINGUA SALVATA di Elias Canetti
Gli anni dell'infanzia, gli anni dei traumi inconsapevoli che segneranno una vita e un intelletto, gli anni dell'appetito e della buona forchetta. In questa bella, seppure imperfetta, opera di autobiografia culinaria, il Canetti compila più di un centinaio di schede riguardanti la cucina mitteleuropea a cavallo fra l'800 e il 900. La particolarità è che la tassonomia seguita ricalca la vita stessa dell'autore, ovvero i piatti sono presentati nell'ordine in cui il Canetti se li è mangiati in vita sua. Una trovata originale, non c'è che dire, ma molto scomoda per la massaia che si trovi a dover recuperare una qualche ricetta in tutta fretta.
Gli anni dell'infanzia, gli anni dei traumi inconsapevoli che segneranno una vita e un intelletto, gli anni dell'appetito e della buona forchetta. In questa bella, seppure imperfetta, opera di autobiografia culinaria, il Canetti compila più di un centinaio di schede riguardanti la cucina mitteleuropea a cavallo fra l'800 e il 900. La particolarità è che la tassonomia seguita ricalca la vita stessa dell'autore, ovvero i piatti sono presentati nell'ordine in cui il Canetti se li è mangiati in vita sua. Una trovata originale, non c'è che dire, ma molto scomoda per la massaia che si trovi a dover recuperare una qualche ricetta in tutta fretta.
mercoledì 9 giugno 2010
Supermarket d'emozione
lunedì 7 giugno 2010
STRANE COSE CHE SI POSSONO TROVARE FUORI DALLE PORTE DI KAIROUAN
Uqba ibn Nafì naque nel 622.
Non si conosce il luogo di nascita, ma è certo che morì vicino all’attuale Biskra, in Algeria, nel 683.
Considerato da alcuni l’Alessandro Magno arabo, fu il condottiero che iniziò la conquista del Maghreb e vi portò la religione mussulmana.
Perché ai miei occhi è così interessante Uqba ibn Nafì?
Non lo è.
domenica 6 giugno 2010
Microcarver - 7
Ci sono spazzini e spazzini, pensava Ettore. Quelli che vorrebbero essere dirigenti, avere due cellulari, un Suv, e poi quelli come me. La teoria delle stringhe.
venerdì 4 giugno 2010
Non tutti gli aperitivi. La prefazione dell'autore
Con un certo
DUBBIO
si late quindi qui niente meno ch’una
*** Prefazione dell’Autore ***
nella quale l’Autore tenterà di
giovedì 3 giugno 2010
Critica prescrittiva
COME HO PERSO LA GUERRA di Filippo Bologna
Nei boschi sopra Castel Madero qualcuno tende agguati ai cacciatori e li mutila del dito con cui premono il grilletto. Questa è l'entusiasmante premessa con la quale ci viene presentato Marco, ovvero l'Uomo Nuovo, il fondatore di una nuova civiltà troglodita libera dalla tirannia degli inutensili. Marco vive in una caverna sui monti del Maderese, epicentro del futuro mondo primitivo. Non sono in pochi a interferire col suo progetto: cantieri che divorano montagne e sorgenti d'acqua purissima, nouveaux riches russi che sembrano usciti direttamente dalla penna del miglior Nori, bracconieri digitali, piccoli gangster, carabinieri "survivalisti", antiche famiglie agricolo-feudali che cercano di ristabilire la propria tronfia regola fingendosi dalla parte del popolino rozzo ma sano, palestrati nazisti e un gruppo clandestino che - ispirandosi a un oscuro autore di fantascienza - ha dichiarato di "voler perdere ogni guerra, sempre". Per Marco "nessun luogo vale un assedio", si ritiene un nomade e potrebbe anche andare altrove, ma un piccolo evento - la scomparsa in un pozzo artesiano di un sanbernardo di nome "Charles Bronson" - sta già rotolando e presto si gonfierà a palla di neve, travolgendo lui e i suoi "alleati": Gaia, barista rabdomante, e Sidney, nigeriano fuggito da un canile che canile non è. Finisce che il Bologna si prende i complimenti da Veronesi e da Nesi (due che sognavano di collaborare da sempre, per ben comprensibili motivi anagrafici), e il lettore dovrebbe pensare che il postmoderno è ancora vivo e, soprattutto, figo.
Nei boschi sopra Castel Madero qualcuno tende agguati ai cacciatori e li mutila del dito con cui premono il grilletto. Questa è l'entusiasmante premessa con la quale ci viene presentato Marco, ovvero l'Uomo Nuovo, il fondatore di una nuova civiltà troglodita libera dalla tirannia degli inutensili. Marco vive in una caverna sui monti del Maderese, epicentro del futuro mondo primitivo. Non sono in pochi a interferire col suo progetto: cantieri che divorano montagne e sorgenti d'acqua purissima, nouveaux riches russi che sembrano usciti direttamente dalla penna del miglior Nori, bracconieri digitali, piccoli gangster, carabinieri "survivalisti", antiche famiglie agricolo-feudali che cercano di ristabilire la propria tronfia regola fingendosi dalla parte del popolino rozzo ma sano, palestrati nazisti e un gruppo clandestino che - ispirandosi a un oscuro autore di fantascienza - ha dichiarato di "voler perdere ogni guerra, sempre". Per Marco "nessun luogo vale un assedio", si ritiene un nomade e potrebbe anche andare altrove, ma un piccolo evento - la scomparsa in un pozzo artesiano di un sanbernardo di nome "Charles Bronson" - sta già rotolando e presto si gonfierà a palla di neve, travolgendo lui e i suoi "alleati": Gaia, barista rabdomante, e Sidney, nigeriano fuggito da un canile che canile non è. Finisce che il Bologna si prende i complimenti da Veronesi e da Nesi (due che sognavano di collaborare da sempre, per ben comprensibili motivi anagrafici), e il lettore dovrebbe pensare che il postmoderno è ancora vivo e, soprattutto, figo.
mercoledì 2 giugno 2010
Oroscopò del mese (il problema è capire quale)
Gemelli
AMORE: Decriptate i messaggi lasciati sul frigo.
LAVORO: Evitate l’uso della mongolfiera per i vostri spostamenti casa – lavoro. Vi renderete conto che esistono altri metodi per farvi notare ed ottenere un aumento.
SALUTE: Omega 3. A profusione.
AMORE: Decriptate i messaggi lasciati sul frigo.
LAVORO: Evitate l’uso della mongolfiera per i vostri spostamenti casa – lavoro. Vi renderete conto che esistono altri metodi per farvi notare ed ottenere un aumento.
SALUTE: Omega 3. A profusione.
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