giovedì 10 giugno 2010

Critica prescrittiva

LA LINGUA SALVATA di Elias Canetti

Gli anni dell'infanzia, gli anni dei traumi inconsapevoli che segneranno una vita e un intelletto, gli anni dell'appetito e della buona forchetta. In questa bella, seppure imperfetta, opera di autobiografia culinaria, il Canetti compila più di un centinaio di schede riguardanti la cucina mitteleuropea a cavallo fra l'800 e il 900. La particolarità è che la tassonomia seguita ricalca la vita stessa dell'autore, ovvero i piatti sono presentati nell'ordine in cui il Canetti se li è mangiati in vita sua. Una trovata originale, non c'è che dire, ma molto scomoda per la massaia che si trovi a dover recuperare una qualche ricetta in tutta fretta.



Ogni scheda viene introdotta da un aneddoto riguardante la biografia dello scrittore bulgaro, e chiusa con la descrizione di una o più tecniche per la corretta conservazione della carne (niente frigorifero per i bulgari di inizio 900, e se non è un trauma questo...) - è così che il lettore scopre varie e ingegnosissime maniere per mettere da parte i bocconi migliori della carne che ogni giorno il Canetti si sbafava, dalla lingua alla cistifellea, "passando per il matto e prelibatissimo stomaco" (giochi di parole di questo genere non sono infrequenti - se non vi piace il genere siete avvisati).

Tutto questo contorno narrativo alla fine toglie veramente troppo spazio ai piatti stessi: numerosi passi non aggiungono nulla, non fanno andare avanti il ricettario, e non è raro che il collegamento con la pietanza poi descritta sia labile se non francamente oscuro o pretestuoso.

L'opera consta di altri due tomi venduti separatamente, e che proseguono sulla falsariga di questo primo: "Il frutto del fuoco" (dedicato in particolar modo al corretto utilizzo dei vari tipi di forno esistenti all'epoca) e "Il gioco degli occhi" (il cui sottotitolo è "Del maiale non si butta via niente").

TUTTA DA RIFARE di Giorgia Wurth

Un'autobiografia struggente, di quelle che prima ti colpiscono come un forte cazzotto allo stomaco, e poi ti lasciano riversa sulla tazza del cesso tutta la notte a vomitare. La Wurth qui si interpone come mascherina il personaggio di Sole, un'adolescente che a forza di farsi, farsi fare, strafarsi e rifarsi diventa primo ministro di San Marino, perdendo però nel contempo l'amicizia di Lorenzo (detto Gino Bartali dagli amici, vista la quasi sovrannaturale somiglianza con il ciclista toscano, eredità questa di una maldestra plastica ricostruttiva al volto - operazione che si era resa necessaria in seguito a un tragico scherzo mal riuscito a base di lacca e cerini operato da alcuni suoi compagni scout durante un'escursione notturna a Saxa Rubra). Indimenticabile il finale, quando un oramai attempato Lorenzo riesce a riavvicinarsi a Sole, nel frattempo riplasmatasi completamente in un canotto gonfiabile in dotazione alla guardia costiera di Lido di Volano. Nel corso di un infuocato ultimo incontro, poche parole ("Tutta sbagliata, tutta da rifare") basteranno a Lorenzo per tranciare con nettezza la propria vita, e due delle tre camere d'aria che compongono il corpo, sempre desiderabile e sempre irraggiungibile, di Sole.

1 commento:

  1. dave, arriveranno - sto scrivendo in questi giorni la prossima salva di recensioni che compariranno nel sito durante l'estate

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