
Gli anni dell'infanzia, gli anni dei traumi inconsapevoli che segneranno una vita e un intelletto, gli anni dell'appetito e della buona forchetta. In questa bella, seppure imperfetta, opera di autobiografia culinaria, il Canetti compila più di un centinaio di schede riguardanti la cucina mitteleuropea a cavallo fra l'800 e il 900. La particolarità è che la tassonomia seguita ricalca la vita stessa dell'autore, ovvero i piatti sono presentati nell'ordine in cui il Canetti se li è mangiati in vita sua. Una trovata originale, non c'è che dire, ma molto scomoda per la massaia che si trovi a dover recuperare una qualche ricetta in tutta fretta.
Ogni scheda viene introdotta da un aneddoto riguardante la biografia dello scrittore bulgaro, e chiusa con la descrizione di una o più tecniche per la corretta conservazione della carne (niente frigorifero per i bulgari di inizio 900, e se non è un trauma questo...) - è così che il lettore scopre varie e ingegnosissime maniere per mettere da parte i bocconi migliori della carne che ogni giorno il Canetti si sbafava, dalla lingua alla cistifellea, "passando per il matto e prelibatissimo stomaco" (giochi di parole di questo genere non sono infrequenti - se non vi piace il genere siete avvisati).
Tutto questo contorno narrativo alla fine toglie veramente troppo spazio ai piatti stessi: numerosi passi non aggiungono nulla, non fanno andare avanti il ricettario, e non è raro che il collegamento con la pietanza poi descritta sia labile se non francamente oscuro o pretestuoso.
L'opera consta di altri due tomi venduti separatamente, e che proseguono sulla falsariga di questo primo: "Il frutto del fuoco" (dedicato in particolar modo al corretto utilizzo dei vari tipi di forno esistenti all'epoca) e "Il gioco degli occhi" (il cui sottotitolo è "Del maiale non si butta via niente").
TUTTA DA RIFARE di Giorgia Wurth

dave, arriveranno - sto scrivendo in questi giorni la prossima salva di recensioni che compariranno nel sito durante l'estate
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