tag:blogger.com,1999:blog-75054169958680294712024-03-13T19:00:26.134-07:00Archivio Sanjurotutti i post di Sanjuro prima della ripartenza su http://sanjuro.blogspot.comsanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.comBlogger75125tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-17328607759289161572010-11-15T13:02:00.000-08:002010-11-24T06:52:32.204-08:00Ci siamo trasferitiqui<br/><h1><a href="http://sanjuro.blogspot.com/">http://sanjuro.blogspot.com/</a></h1>sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-19183775078618479652010-09-23T10:57:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.965-08:00Critica prescrittiva<em><a href="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/09/av.jpg"><img class="alignleft size-full wp-image-718" title="acciaio" src="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/09/av.jpg" alt="" width="200" height="329" /></a>Acciaio</em> di Silvia Avallone<br/><br/>Breve Lista di Cose Presenti nel Romanzo di Silvia Avallone:<br/><br/><a name='more'></a><br/>-l'amicizia che nasconde l'ammore lesbo-adolescenziale<br/>-l'ammore (di convenienza)<br/>-l'ammore (vero)<br/>-la scena di sesso saffico (leggera)<br/>-la scena di sesso saffico (pesante)<br/>-la scena di sesso (più d'una, ovviamente)<br/>-lo sverginamento (romantico)<br/>-lo sverginamento (squallido)<br/>-il lavoro in fabbrica<br/>-il lavoro d'ufficio<br/>-il sindacato<br/>-l'incidente sul lavoro (sfiorato)<br/>-l'incidente sul lavoro (mortale)<br/>-l'incidente stradale (rimemorato)<br/>-l'incidente stradale (debilitante)<br/>-l'undici settembre<br/>-la dhroga<br/>-il padre violento (con risvolti incestuosi)<br/>-il padre inetto (con risvolti truffaldini)<br/>-la madre terrona (sottomessa)<br/>-la madre politicizzata (sottomessa)<br/>-il gioco d'azzardo<br/>-il night club<br/>-le puttane slave<br/>-l'università<br/>-il liceo classico<br/>-l'istituto<br/>-le corse in macchina<br/>-gli umarells<br/>-i vecchi al bar<br/>-il marocchino al videopoker<br/>-la disabile piena d'energia e voglia di vivere<br/>-la bruttina sfigata che prima rosica e poi si riscatta (e, sorpresa, si capisce che è l'autrice)<br/>-il romanzo nel romanzo<br/>-il sale<br/>-il mare<br/>-il sole<br/>-la spiaggia segreta<br/>-i gatti<br/>-la tv<br/>-Canale 5<br/>-Striscia la Notizia<br/>-il primo bacio<br/>-la voglia di riscatto<br/>-la cupio dissolvi<br/>-la musica dance<br/>-il furto di rame<br/>-la delocalizzazione delle aziende<br/>-la bellezza (dannata)<br/>-la bellezza (sprecata)<br/><br/>Risultato di tale pastone: il romanzo sociale incontra Niccolò Ammaniti che fa un'ospitata al pomeriggio di Domenica In che allestisce lo studio come un set di un film dei Vanzina, uno di quelli dei primi anni 80 con finale dolceamaro.<br/><br/>Giudizio: sotto il vestito la mandrakata (fallita).sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-51850779950100892322010-09-21T14:21:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.897-08:00LA RECENSIONE IN FIERI: NOSTROMO di Joseph Conrad – III parte<a href="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/09/NOSTROMO.jpg"><img class="size-full wp-image-714 alignnone" title="NOSTROMO" src="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/09/NOSTROMO.jpg" alt="" width="365" height="268" /></a><br/><br/>Ultimi giorni d'estate. E' tempo che giunga a conclusione la Special Summer Review.<br/>Dio, ti ringrazio.<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>Terza e ultima parte: Il Faro.<br/><br/>Allora, torniamo ai nostri protagonisti.<br/>Antonia. Antonia? Non esiste più. Mi ero fatto un sacco di film su possibili triangoli amorosi, addirittura quadrilateri. Di fatto Antonia scompare dalla narrazione.<br/>Be', allora Decoud? Lui era stato abbandonato sull'isola con il tesoro. Che fine ha fatto Decoud?<br/>Decoud? Non esiste più. Poco importa che sia stato il grande protagonista della seconda parte. Qui viene dimenticato per 200 pagine salvo poi dedicargli 3 paginette, giusto per farlo morire.<br/>Ma allora... a parte Nostromo, che è protagonista per forza, chi lo affianca in questa terza parte?<br/>Un sacco di gente, ma soprattutto il dottor Monygham.<br/>E chiccazzo è il dottor Monygham?<br/>Inutile spiegarlo. Questo romanzo va così, ogni due per tre salta fuori un personaggio nuovo e ne vengono persi per strada tre o quattro di vecchi.<br/><br/>La verità?<br/>Ad un certo punto, a un centinaio di pagine dalla fine, ho pensato che tutta questa costruzione bislacca fosse architettata ad arte. Una geniale presa in giro, tipo il programma TV mal sintonizzato di Andy Kaufman.<br/>Ed ero gasatissimo, sul serio. Genio! Genio! Conrad dà lezioni a tutti.<br/>Cento pagine dopo, penso che Conrad non debba aver avuto poi questo gran senso dell'umorismo e che tutta la costruzione – spiace dirlo – sia un po’ raffazzonata.<br/>Cosa diavolo volevi fare, Joe? Qual era l’idea dietro tutto il romanzo?<br/>Di sicuro non voleva essere un romanzo corale, perchè ti sei perso tanti di quei personaggi per strada che neanche dopo il Diluvio. Affresco storico-politico? Naaa. Veniva bene come sfondo ed era funzionale alla trama, ma pure te alla fine ti sei rotto e hai fatto raccontare i fatti salienti in quattro e quattr'otto, nel mezzo di un giro turistico della città.<br/>Allora cosa? Sulla quarta di copertina dicono: riflessione sulla fedeltà o, ancor meglio, sul tradimento. Di se stessi, degli altri, delle idee.<br/>Sì, ok. Ma se l'idea è buona, la realizzazione non è perfetta.<br/><br/>Lo sai perché? Perché ad un certo punto si intuiscono i meccanismi.<br/>Si capisce che un personaggio è costruito in un modo affinché reagisca in tal altro modo e possa poi morire – perché sempre lì si va a parare – com’era deciso fin dall’inizio.<br/>Forse c’hai pensato troppo, Joe.<br/>Uno scrittore dà il meglio quando scrive di ciò che conosce.<br/>Tu conosci il mare. Ne sai a pacchi. Ti viene facile, naturale. Mai trovati personaggi forzati nei tuoi libri di mare.<br/>Ma che fai quando scrivi di qualcosa che non c’hai sulla punta delle dita?<br/>Be', prima di partire ci devi pensare un bel po’ e devi costruire tutto a puntino.<br/>Il rischio, se tutto non fila alla perfezione, è di perdere spontaneità e di forzare le situazioni.<br/>Voglio dire: Nostromo che cambia il suo carattere in una sola notte perchè pensa di non avere più nessuno ad ammirarlo, non pensi sia un cambiamento un po' troppo repentino?<br/>Decoud che impazzisce di solitudine dopo 10 giorni sull'isola... ottimo per la trama, certo, ma santoddio, dieci giorni sono!<br/><br/>Fuor di dubbio che questo sia il tuo romanzo più ambizioso, Joe, per costruzione, sviluppo, numero di personaggi e loro introspezione. Ma per fare le cose per bene, visto com’era iniziato, minimo c’avevi bisogno di 800 pagine. 800 pagine, una ventina di personaggi da gestire e una selva di trame e sottotrame. Non so, mi sembra il genere di qualcun altro.<br/>Ammetto che più di una volta sono rimasto affascinato dal lavoro di ricerca psicologica e sviluppo dei caratteri, e alcune trovate narrative, davvero, belle belle.<br/><br/>Ma bando alle ciance, è ora di arrivare alle conclusioni.<br/>Facciamo una lista, così non scappa nulla.<br/>Abbiamo:<br/>- un prologo troppo lungo (che alla fine del libro rimane troppo lungo);<br/>- personaggi studiati strabene e pure presentati con spreco di pagine ma che poi non ricompaiono più;<br/>- la storia d’amore tra Antonia e Decoud che di colpo scompare;<br/>- lo sviluppo narrativo e caratteriale di Nostromo che è davvero una figata;<br/>- una narrazione in terza persona onnisciente che però, a volte, dà l’impressione di far comparire e scomparire i personaggi in funzione del protagonista, quasi fosse un racconto in prima persona;<br/>- la rivoluzione, che per un pezzo sembra la vera protagonista del romanzo ma poi, finito il suo ruolo funzionale, viene sbrodolata via, anche se in maniera intelligente;<br/>- un finale molto bello che non ha niente a che fare con le 500 pagine precedenti, sia a livello stilistico che narrativo. Con qualche aggiustamento sarebbe un ottimo racconto.<br/><br/>All’uscita Nostromo fu giudicato un fiasco. Non stento a crederci.<br/>Lo consiglierei?<br/>A chi ama Conrad e solo dopo aver letto i capolavori di mare.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-88198913917023212512010-09-09T07:28:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.761-08:00Rassegnazione stampaOvvero il web letterario italiano sunto in stringatezza per chi c’ha ancora in mano l’ultimo mojito preso in vacanza (e non lo vuole mollare manco morto).<br/><br/><a name='more'></a>Le grandi spine che hanno occupato la maggior parte dei deretani letterari nei mesi estivi sono state essenzialmente due, vale a dire: spina 1, o la Questione Morale Mondadori; spina 2, o i Ggiovani Scrittori Italiani.<br/><br/>Prima spina: ce la si potrebbe cavare semplicemente dicendo che la questione sollevata su Repubblica da <a href="http://www.nazioneindiana.com/tag/vito-mancuso/">Vito Mancuso</a>, e che andava comunque a innestarsi in una selva di polemiche già attive e rigogliose sulla rete da parecchio tempo, dal punto di vista legale non è così scandalosa o aberrante come la si è voluta porre (si veda la serie di interventi sul blog di Mfisk, che <a href="http://blog.mfisk.org/search/label/mondadori">affronta la vicenda da addetto ai lavori</a>). O anche come la posizione più condivisibile e articolata sia quella di <a href="http://www.ilprimoamore.com/testo_1929.html">Antonio Moresco</a> su <a href="http://www.ilprimoamore.com/">Il Primo Amore</a> (sempre che si riesca a sopravvivere alla sua prosa come al solito esondante). Poi però quello che salta di più agli occhi in tutto questo florilegio di <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/01/20/pubblicare-per-berlusconi/">premesse personali</a>, <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/09/02/pubblicare-per-mondadori/">sedute di autocoscienza</a> e <a href="http://www.carmillaonline.com/archives/2010/09/003608.html">note a margine</a> è la fiera alzata di scudi di chi, per mesi, non ha avuto niente di meglio da fare che dargliela addosso in più maniere a Paolo Nori per la sua collaborazione con <em>Libero</em>. Alla fine tutto questo rigiro di accuse, distinguo e proclami sembrano configurarsi come l’ennesima occasione nella quale s’è scritto e s’è straparlato sostanzialmente di se stessi, di quello che s’è fatto-detto-vissuto-lottato-conquistato-contraddizionato-liberato-etceterato. Peccato.<br/><br/>Per quanto riguarda la seconda spina, potete trovare tutta la querelle sollevata a partire da una indagine del Sole24ore (generata dal documentario <em>Senza scrittori</em> di Archibugi e Cortellessa) comodamente raccolta in sito e in pdf dal benemerito <em><a href="http://guidoricciofogliano.wordpress.com/">The diary of Tortov Roddle</a></em>: <a href="http://guidoricciofogliano.wordpress.com/2010/08/07/la-letteratura-italiana-ha-perso-la-potenza/">questo è il post</a>, e <a href="http://guidoricciofogliano.files.wordpress.com/2010/08/magnifici_under_40_30_8_2010.pdf">questo è il pdf</a>. A voler fare una superstringa di tutta la pappardella viene fuori, più o meno, qualcosa del genere – cosa deve fare uno scrittore under 40 italiano, o uno scrittore italiano in generale, per essere considerato bravo, ma bravo davvero? Presto detto: bisogna trovare una propria voce; bisogna trovare una propria idea; bisogna analizzare il proprio periodo storico; bisogna trascendere il proprio tempo; bisogna partire da qua; bisogna partire da là; bisogna leggere gli ammeregani; bisogna leggere gli italiani di una volta; bisogna leggere gli italiani contemporanei del futuro; bisogna schifare il successo; bisogna affrontare il sistema mediatico; bisogna pubblicare di meno; ma anche no; in Francia stan messi meglio e non si fanno pippe; macché, in Europa stanno messi con le pezze al culo come noi; il mercato è cattivo; il mercato non è poi così cattivo; non ci son più gli scrittori di una volta: meno male; non ci son più gli scrittori di una volta: che amarezza; il problema vero è la critica; il problema vero è la forma romanzo; il romanzo è morto [no, sul serio, son riusciti a scriverlo ancora]; è tutta una cricca!; è tutta una noia!; è tutto un schifo!; vi siete dimenticati di Ciccio Pasticcio, vergogna; vi siete dimenticati di Lello Vitello, vergogna; no, vergognati tu; no, vergogna tu; vergogna; vergogna. In tutta questa sagra che si è risolta nel puntarsi reciprocamente il dito addosso, e che è risultata essere più dell’opinione che non della critica, il vero trionfatore mi è sembrato il Cortellessa, la cui capacità di aver in sostanza indirizzato se non proprio monopolizzato tutto il discorso critico degli ultimi mesi è stata davvero magistrale.<br/><br/>-numero speciale di <a href="http://rivistafollelfo.com/2010/09/08/habemus-sanguinetum/">Follelfo</a>. <a href="http://issuu.com/follelfo/docs/follelfo_numerospeciale">Leggetelo</a>.<br/><br/>-menzione di disonore per Bruno Vespa che, al Campiello (‘spetta un attimo: Bruno Vespa al Campiello? Ma è come se Marzullo fosse il responsabile della cultura di Rai 1, o presentasse il Festival di Venezia (‘spetta un altro attimo...)), fa il camionista (con tutti il rispetto per i camionisti; mio padre, per dire, è stato un camionista) con la Avallone. La Murgia giustamente si incazza; Vespa fa come quello che pesta una merda e si incazza se gli dici che è meglio se si pulisce la scarpa (il problema è che poi Vespa, quella merda, non è che l’abbia solo pestata: ha preso la scarpa, l’ha incerata, l’ha messa in esposizione e con un paio di aiuti giusti l’ha pure venduta) (un po’ la storia della sua carriera, insomma); la Avallone risponde in una maniera tale (“Massì, maddai, maccheccefrega”) che adesso capisco come abbia fatto a scrivere <em>Acciaio</em>. Qui il <a href="http://video.corriere.it/vespa-avallone-decollete/fc0ace80-b9a5-11df-90df-00144f02aabe">video</a>, se ci tenete a sprofondare di qualche altro centimetro.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-79819936152780851452010-09-07T02:26:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.666-08:00LA RECENSIONE IN FIERI: NOSTROMO di Joseph Conrad - Parte IIDunque.<br/>Ci eravamo lasciati con un pallosissimo – seppur interessante – flashback di 120 pagine sulla storia del Costaguana, della miniera d’argento e della vita dei coniugi Gould.<br/>Ora, finalmente, si torna al presente. E la storia ingrana.<br/><br/>La seconda parte: Le Isabelle.<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>Togliamo subito un dubbio: bella è bella.<br/>E togliamone un altro: le Isabelle sono due piccole isole a largo di Sulaco. Vengono citate sporadicamente nella prima parte e anche di meno nella seconda, ma nelle ultime 10 pagine i due protagonisti vi nascondono un tesoro e questo giustifica il titolo.<br/>Protagonisti? Ho detto protagonisti? Sì, l’ho detto. Perchè finalmente sono arrivati.<br/>Decoud, giovane parigino di origini costaguanesi; Antonia, bellissima, forte, emancipata; e<br/>Nostromo, che dopo oltre 250 pagine di libro esce dai discorsi altrui e comincia a vivere di vita propria.<br/><br/>La trama ero indeciso se metterla o no, vista l’esistenza della wikipedia, ma due parole non guastano e mi farò paladino della sintesi riassumendo il tutto in 4 o 5 righe: c’è stato un primo colpo di stato, poi ce n’è un secondo e c’è un carico d’argento che tutti vogliono e che i 2 protagonisti mettono segretamente in salvo su una delle Isabelle. In mezzo tutto questo la storia d’amore tra Decoud e Atonia, con discrete possibilità di un triangolo, se non un quadrilatero, nella terza parte.<br/><br/>Ora, dopo il giudizio impietoso sulla prima parte, devo ammettere che questa volta mi sono divertito. E’ incredibile quanto poco basti a movimentare una trama. Mettici la storia d’amore tra i due protagonisti, un tesoro, qualche cattivo e un terzo protagonista che è praticamente un Dylan McKay ante litteram: il duro dal cuore d’oro, bello e dannato, la cui fama lo precede ovunque.<br/>E ovviamente si fa ogni donna che gli attraversi la strada. Vediamo quanto ci mette Atonia a passare sulle strisce.<br/>Ecco che per l’ultima parte le premesse ci sono eccome. <br/>E in effetti questa seconda parte è tutta una grande premessa, un disporre i pezzi sulla scacchiera nell’attesa che scoppi il temporale.<br/>La terza parte è alle porte: e già lo so, sarà una tragedia.<br/>Non vedo l’ora.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-91009925590121641232010-08-27T10:02:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.632-08:00Capitolo I, accenno alla settima parte<div id="_mcePaste"><em>[nel quale l'autore, rallentato - o meglio, forse, allentato - da' recenti caldi, ed estivi allettamenti di pigrizia, vi propone un lento ritorno ai quadri generici che andranno a far da sfondo alla sua opra faticosa: pochi altri, di quadri generici, ancora: dopodiché si potrà finalmente entrare in un qualche vivo-dell'-azione - o così tenta di farvi credere, almeno, lui]</em></div><br/><div></div><br/><div id="_mcePaste">quindi, la vita ricominciava.<a name='more'></a></div><br/><div>Filtrati dalla Piazza - traslati senza-potervi-fare-nulla chissà-dove - era improvvisamente - anzi: era subito mattina; quel tragico lacerto di giornata - ominosamente annunziato dai più intensi ticchettìi che precédon' il suonar di sveglia - nel quale corpi provati, abusati, saturi di sostanze hanno il quasi esclusivo scopo di essudar fuori le tossine d'alcool, e i cataboliti d'una insufficiente, aleatoria, di-fortuna alimentazione: lo scopo di Sopravvivenza, insomma. E questi nostri corpi si risvegliavano - bén prima spesso di nostra coscienza - si risvegliavano imbarcati <em>[ven.]</em> secondo le fògge dei contenitori entro i quali èran crollati, straziati: letti, divani, divano-letti, panche, sedie, sedie accostate tra loro - una di fianco all'altra od una di fronte all'altra, a seconda d'a quale scuola estetica s'appartenesse; financo pavimenti - e, se fortunati, potendo anche contare sull'accogliente superficie d'appoggio d'un tappeto.</div><br/><div>Ci si alzava, quindi, ad'una mimesi di verticalità accettabile, tutto tranne che pronti-per.</div>sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-48146532569811987912010-08-19T10:01:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.516-08:00L'Ispettore Sgabello - 1.2: "Odio quando succede"<p style="text-align: center;"><a href="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/sgabodio.jpg"><img class="size-medium wp-image-668 aligncenter" title="odioquando" src="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/sgabodio-211x300.jpg" alt="" width="211" height="300" /></a></p><br/><p style="text-align: left;">Secondo intermezzo estivo per l'Ispettore Sgabello, che ricomparirà sugli schermi di Sanjuro con un nuovo episodio completo nella seconda metà di settembre.</p>sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-17947782801401498942010-08-16T09:14:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.425-08:00LA RECENSIONE IN FIERI: NOSTROMO, di Joseph Conrad<a href="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/nostromo.jpg"><img class="alignleft size-medium wp-image-663" title="nostromo" src="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/nostromo-196x300.jpg" alt="" width="196" height="300" /></a>Pare che qualcuno non sia d'accordo sul fatto che si possa giudicare uno scrittore dopo aver letto un solo libro.<br/><br/>Io lo faccio e la notte dormo il sonno dei giusti.<br/><br/>Ma faccio anche di più.<br/><br/>Con questa recensione – ovviamente è una summer special rewiew – ho intenzione di giudicare mentre il libro lo sto ancora leggendo.<a name='more'></a><br/><br/>Ammetto che Conrad è un’amicizia di lunga data, ma non per questo lo tratterò meglio di Neil Gaiman o Haruki Murakami.<br/><br/>Due premesse.<br/><br/>La prima: il libro è diviso in tre parti, una recensione alla fine di ognuna.<br/><br/>La seconda: nelle tre recensioni sarò libero di contraddirmi quanto mi pare, tanto su IBS non si trova uno straccio di commento a riguardo.<br/><br/>Parte Prima: <em>L'argento della miniera.</em><br/><br/>Intanto l’ambientazione: l'immaginaria Repubblica del Costaguana, in Sud America, con il suo perenne malgoverno, i continui colpi di stato e una concessione mineraria.<br/><br/>Poi i personaggi. Tanti? Figuriamoci, una selva:<br/><br/>c’è un garibaldino genovese espatriato che si chiama Giorgio Viola, ha una moglie, due figlie e una locanda sulla costa. Odia Cavour e i Savoia, ed è amico di un altro italiano, Gian Battista, detto Nostromo.<br/><br/>Poi c’è il capitano Mitchell, che conduce la Oceanic Steam Navigation Company. E' un sempliciotto e va in brodo di giuggiole ogni qual volta si parli di Nostromo, il suo <em>capataz de cargadores,</em> il capo degli scaricatori di porto.<br/><br/>Ci sono il signor e la signora Gould, inglesi, molto, molto influenti, proprietari della concessione per lo sfruttamento della miniera d'argento a Sulaco, dove si svolge la vicenda. Di loro si parla, si parla, si parla. Praticamente non si parla d'altro. E loro conoscono Nostromo perché il capitano Mitchell gliel'ha prestato per un po', giù alla miniera.<br/><br/>E c’è Josè Avellanos, amico dei Gould, anziano politico, anima e cuore del partito che ha portato al potere Don Vincente Ribiera. Probabile che conosca Nostromo, ma non se ne fa parola.<br/><br/>Solo questi? No, col cavolo, ci sono i personaggi di sfondo.<br/><br/>Abbiamo Don Vincente Ribiera, il Presidente-Dittatore illuminato, salito con l’ultimo colpo di stato e, pare, con l’approvazione e l’influenza dei Gould.<br/><br/>Il generale Montero, poco fidato ministro della guerra di Ribiera.<br/><br/>Sir John, presidente della società che costruirà la ferrovia a Sulaco.<br/><br/>Holroyd, americano ricchissimo, principale finanziatore degli scavi nella miniera. Appare troppo poco, ma quando c'è la lettura s'impenna. Fin qui il mio personaggio preferito.<br/><br/>C'è anche qualche altro personaggio, in verità, ma per ora preferisco non dilungarmi.<br/><br/>E alla fine c'è Nostromo, che è sulla bocca di tutti, sì e no per 20 righe su 120 pagine.<br/><br/>Cosa dire dei personaggi?<br/><br/>Che me ne aspetto altri perché, eccetto Nostromo, nessuno di questi ha la stoffa del protagonista. Importanti senz’altro, necessari per delineare il quadro politico, economico e sociale in cui si ambienterà la storia. Ma tutti troppo vecchi e poco vivaci per avere un ruolo principale.<br/><br/>E allora cosa diavolo ho letto finora?<br/><br/>Ho letto un enorme flashback sulla famiglia Gould fino ad arrivare alla presa di potere di Ribiera, nel presente.<br/><br/>L’ho già detto che i Gould non hanno la stoffa per essere protagonisti? Sì, quindi 120 pagine di flashback su personaggi comprimari o secondari? Già.<br/><br/>E la trama? Niente protagonisti, niente trama. Che domande sono!<br/><br/>Quindi, dopo 120 pagine il libro praticamente non è iniziato. C'è la geografia del Costaguana, la storia del Costaguana, la politica del Costaguana. Poi c'è la concessione mineraria: la storia della concessione mineraria, il ruolo politico della concessione mineraria, 20 anni di storia dei coniugi Gould in rapporto alla concessione mineraria. Per carità, tutto scritto bene, e il racconto delle vite, delle ossessioni, degli affari dei Gould si mescola alle rivolte, al malaffare, alla dura vita dei minatori, portandoci per mano a Sulaco, la piccola città costiera a due passi dalla miniera d'argento.<br/><br/>Bene? Un cazzo.<br/><br/>Perché anche se scritto con tutti i crismi sono moralmente contrario a 120 pagine di prologo e devi proprio essere un gran presuntuoso a dare per scontato che un lettore abbia la voglia e la pazienza di accollarsi ‘sto fardello solo perché le hai scritte tu. Anche se ti chiami Joseph Conrad.<br/><br/>L'avesse scritto Tolkien, tutta questa parte l'avrebbe inserita nelle appendici finali. Foster Wallace l'avrebbe messa in nota. Invece l'ha scritta Conrad.<br/><br/>Forse quando avrò finito tutto il libro, quando avrò la visione d'insieme cambierò idea, troverò questi capitoli fondamentali e necessari per un romanzo di grande respiro. Forse.<br/><br/>Oggi però a leggerli mi sono proprio rotto le balle.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-64496863320323447772010-08-12T09:07:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.407-08:00Critica prescrittiva<a href="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/manc.jpg"><img class="alignleft size-full wp-image-658" title="mancassola" src="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/manc.jpg" alt="" width="200" height="277" /></a>QUALCUNO HA MENTITO di Marco Mancassola.<br/>Dopo<em> Il mondo senza di me</em>, interessante novella sperimentale alla OuLiPo nella quale lo scrittore veneto immagina un mondo senza preposizioni proprie e pronomi tonici, il Mancassola si cimenta in un più ortodosso whodunnit all'anglosassone. A prima vista gli elementi classici del genere ci sono tutti: c’è Londra, c’è la dhroga, c’è la discoteca, c’è il sesso, c’è la camminata notturna, c’è il morto stecchito, c’è il male di vivere, c’è il giro di vite (con abbondante annaffiata di svitol, tanto per facilitare l’avanzamento della trama), c’è il sasso che rompe la finestra e poi la mano, da cui è partito il sasso, che si nasconde - insomma c’è il c’è e non c’è così come il si fa e ci fa (o almeno sembra farci). Peccato che poi, con tutto questo materiale, l’autore non riesca a tirar fuori una bella costruzione, ma un solo e semplice mattone. Siamo franchi, qua manca proprio l’abc della forma romanzo: storia e intreccio sono deboli se non anemici, i personaggi non sono credibili, e il Mancassola, se anche ha qualcosa da dire, non la dice certo in modo chiaro e significativo. Originale forse, ma quello al massimo lo si deve considerare un di più, e non certo un pregio tout-court.<br/><br/>(spoiler: l’assassino, alla fine, è Antonio Franchini - ma questo viene rivelato solo nella cartella stampa di presentazione del tomo, avendo l’accortezza di tenerla rovesciata di fronte a uno specchio scheggiato)sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-77580901251434027562010-08-06T08:50:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.344-08:00Non tutti gli aperitivi. La prefazione dell'autore (ancora?)<div id="_mcePaste"><em>[nel quale l'autore - sempre seduto sul tripode di rame- no: quella era un'altra cosa; nel quale l'autore, sempre accomodato sulla - nella? - confortevole poltrona di pelle della Sala Rossa - il caminetto a schioccare piacevole; bottiglia di pastis e caraffa d'acqua sul tavolétto da caffè; gli splendenti pomelli de' bastoni da passeggio lucenti, di fresco lucidati col Sidol: il fiero levriero affilato, il bracco sospeso nell'attimo del voltar la testa al fischio del Padrone, la testa di moro - inizia, l'autore, una personale riflessione sulla parola lètta, e scritta]<a name='more'></a><br/></em></div><br/><div></div><br/><div>Misi tastiera immantinente, come dicevo, all'opra; e si profilò, da subito, compito non facile: la logistica della scrittura, solitamente, sfuggendomi beffarda. Dacché mi ritrovo in luoghi adeguati all'Arte - il mio studiolo d'ampie vetrate, di legni scuri e morbidi alla vista: e di quiete marezzature sulle finiture di pietra; e i tappeti ne' quali affondare i piedi, voluttuosi - mi ritrovo in luoghi adeguati, quindi, ma senza idea alcuna: costretto a rigirarmi nervoso la stilografica di tra le dita; scarabocchiando stizzito i bordi de' fogli: facendo girare il cursore attorno a'una parola sola, a'un incipit, con la frenesia d'indiavolate danze: cancellando, riscrivendo, ricancellando - ma senza avanzare d'un carattere; e la promessa cartella: 'sì lontana. Altrimenti, spesso m'accade di trovarmi illuminato - quando non, e non solo metaforicamente, fulminato - da una prodigiosa imagine: dipanata davanti a gli occhi della mente come a riversarsi fuori d'una cornucopia di parole - gli aggettivi ad avviticciarsi attorno le strutture del discorso, fogliando abbondanti; avverbi come grossi frutti carnosi: e tutto attorno, e in tra la verzura, pifferari e satiri danzanti eccetera; fulminato, illuminato da queste visioni, con ovvia banale scontatezza mi trovo privo dei mezzi atti alla scrittura - se financo le punte delle matite paion' latitare, figuriamoci i temperini; oppure, non v'è presa adeguata ad alimentare piccoli portatili da bloggeuse adolescente; o non v'è posto dove sedersi chieti un attimo: od infine c'è così tanto passaggio, così tanta confusione, intorno, che l'imagine si sfilaccia nella distrazione - a' bordi, prima; sviluppando dendriti di crepa, poi, e in fine crocchiando rotta nel mezzo - fino a dissiparsi, perduta per sempre-</div>sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-12397386427759919362010-08-05T10:27:00.000-07:002010-11-24T06:52:31.315-08:00L'Ispettore Sgabello - 1.1: Promenade<p style="text-align: center;"><a href="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/promenade.jpg"><img class="size-medium wp-image-646 aligncenter" title="promenade" src="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/promenade-211x300.jpg" alt="" width="211" height="300" /></a></p><br/>Un piccolo intermezzo estivo per l'Ispettore Sgabello, che tornerà sugli schermi di Sanjuro con un nuovo episodio completo nella seconda metà di settembre.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-40061162764193780042010-08-02T03:51:00.000-07:002010-11-24T06:52:11.851-08:00Il vento nuovo arriva dalla FranciaFinalmente un giovane autore che non delude.<br/>Ero davvero convinto che il massimalismo fosse morto in Russia il secolo scorso. Che i libri-fiume fossero scivolati nel Volga e portati via dalla corrente. Invece, misteriosamente, riaffiorano nella Senna.<br/><br/>La Francia ci fa dono di un quasi esordiente, ma con grandi idee e il coraggio di portare avanti una trama vera e propria.<br/>Il minimalismo non l'ha sfiorato, il postmoderno non l'ha corrotto, il post-postmoderno (?) non sa cosa sia: questo ragazzo non sembra neanche del nostro secolo.<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>Diciamoci la verità, dopo tutte quelle balle sulla quotidianità, sul testo levigato, sul nulla più del necessario... dopo tutta questa banalità, c'è ancora qualcuno che se lo ricorda cos'è il romanzo d'invenzione?<br/>A quello sfigato di Carver dovevano sparargli dopo il primo libro di racconti. A tenerlo in vita c'abbiamo guadagnato lo stile asciutto e la morte della fantasia.<br/><br/>Tu che leggi questo post, fatti questa domanda: quando hai letto l'ultimo libro in cui succedono così tante cose e ci sono così tanti colpi di scena che arrivato a fine libro non riesci neanche riassumere la trama?<br/>Io era da un pezzo.<br/>Quindi fatti questo favore, va’ in libreria e compra questo libro anche se l’autore è giovane e senza troppa esperienza.<br/>Alexandre Dumas, Il Conte di Montecristo.<br/><p style="text-align: center;"><a href="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/dumas.jpg"><img class="aligncenter size-full wp-image-631" title="dumas" src="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/08/dumas.jpg" alt="" width="320" height="320" /></a></p><br/> <br/><br/>Dire che questo ragazzo ha dei numeri è poco.<br/>La storia inizia con un giovane accusato ingiustamente per un crimine non commesso. Detta così ricorda l’incipit dell’A-Team o di Renegade – ed effettivamente è probabile che i telefilm giovanili siano state le fonti di ispirazione dell’autore. Ma anziché cadere nel cliché dell’eroe fuggitivo braccato, Dumas getta il suo protagonista in prigione per 14 anni.<br/>Da questo momento in poi succede di tutto: abati prigionieri, gallerie sotterranee, evasioni rocambolesche, travestimenti, pirati, tesori nascosti, banditi, esecuzioni, il carnevale a Roma, droghe esotiche, principesse schiave e schiavi senza lingua, neonati sepolti vivi, re assassinati e regni caduti. Un’unica cosa lega tutti questi avvenimenti: una vendetta lunga 20 anni.<br/>Il ritmo è serrato – salvo una breve parte a circa 200 pagine dalla fine – ma tutto è necessario, alla faccia di Carver, e le oltre 1000 pagine scorrono in un battibaleno.<br/>Dumas non perde di vista neanche uno dei suoi personaggi, né i principali, né i secondari, e scrive scrive, scrive. Diavolo, neanche lo pagassero a riga!<br/><br/>Dimenticavo: l’ambientazione.<br/>La Francia, ovviamente, ma non quella attuale, come mi sarei aspettato - la Francia dopo la caduta di Napoleone, il suo ritorno e la successiva restaurazione.<br/>E’ evidente il paragone tra i due imperatori, quello passato e quello attuale, quasi a dire che oggi la Francia non è in grado di meritarsi neanche un imperatore come si deve. La critica spietata sui nuovi ricchi e sui parvenu della politica non lascia dubbi sull’intento sociale dell’opera. Nonostante ciò la trama si muove libera, continuamente gravida, ebbra del suo protagonista. Il quale, evaso di prigione e divenuto immensamente ricco, si insinuerà, come un novello Abramovich, tra gli ingranaggi del denaro e del privilegio, immergendosi in essi ma non sporcandosene mai. Ergendosi sopra tutti per accusare, giudicare ed eseguire la sentenza.<br/><br/>Dovessi fargli un appunto, a questo Dumas, gli direi che la scelta di scrivere in stile Ottocento forse sarebbe stata da valutare un po’ meglio. Gli scaffali delle librerie ormai si piegano sotto la mole di romanzi moderni ma scritti come due secoli fa. A lui però tutto riesce bene e lo stile ha una naturalezza che sembra quasi c’abbia vissuto, nell’Ottocento. La traduzione italiana ci mette del suo nel rendere ulteriormente obsoleta la scrittura, ma una volta entrati nel mood giusto non c’è desuetudine che tenga.<br/><br/>Un simile talento e un’ascesa tanto rapida hanno portato una quantità di leggende su questo autore. Voci di corridoio dicono che Alexandre Dumas potrebbe essere un nome collettivo, altre chiacchierano di decine di titoli già pronti per la stampa. Qualcuno giura che sia morto.<br/>Io non ascolto e preferisco leggere. E sperare che esca presto un altro suo libro.<br/>Magari uno di cappa e spada.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-30327953421444702082010-07-30T09:22:00.000-07:002010-11-24T06:52:11.832-08:00Capitolo 1, sesta parte<div id="_mcePaste"><em>[e la definizione di </em>dipsomania<em> narra di accessi periodici inevitabili di ingestione d'alcolico: seguiti però da quiete e pacificazione durante la quale le bevande spiritose provocano addirittura, al pensiero, ripugnanza. E quindi arriverà anche il momento per parlare di frivolezze e massimi sistemi, e per fare sobrie riflessioni sulla Vita eccetera. Ma, per ora-]</em></div><br/><div>... senza limite alcuno: come a dover spegnere una sete immanente, e implacabile. Vagavamo — quando non s'era negli stabilimenti preposti al servir l'alcool - vagavamo da una festa all'altra, da un appartamento all'altro<a name='more'></a>; e il Portoghese - l'immagine standard dell'imboscato - era in pratica modellato sulle nostre gesta. E non v'era orario, non v'era porta o invito che non potessero esser'infranti dalla nostra trascinante, piacevolissima invadenza; e intimamente consci che una festa non fosse festa abbastanza se sgombra d'imboscati - se non-piagata da furto - apponevamo il visto del nostro apprezzamento saccheggiando, come vichinghi giunti attraverso il sentiero-delle-balene a violentar le coste d'Albione.</div><br/><div>Piccoli tavoli e mensolétte ospitavano nei salotti bottiglie - i ripiani delle cucine ne erano coperti: i frigoriferi èran' talmente stipati di lattine da equivalére a parallelepipedi di birra; altre lattine a galleggiare quiete nelle vasche da bagno piene. Nel caldo dell'estate appiccicosa d'una immobile città di asfalti rappezzati - impossibile trovare requie termica - persino frutte innocenti come le angurie venivano imbibite, saturate di vodka, a farne micidiali istromenti d'intrattenimento.</div><br/><div id="_mcePaste">Come un'alata piaga biblica ortottera invadevamo, consumando: non salvandosi nemmeno le mezze bottiglie di birra abbandonate negli angoli né, tantomeno - se la Disperazione era davvero forte - i bicchieri quasi-finiti e senza più un padrone. E se l'ora era tarda - ché d'attardarsi capitava - e scarseggiavan' gli elementi per un buon aperitivo tradizionale - beh: s'usava quello che c'era, senza tema d'esperimentare: cfr. un beverone - è sufficiente l'onomastica a illustrarlo - come il <em>fantavermouth</em>, estate duemilaesette o giù di lì.</div><br/><div id="_mcePaste">E con le nostre vele di tovagliolini solcavamo i flutti, tangendo i minacciosi gorghi di Imbevibile e le perigliose secche di Dannoso: forti alcuni di noi della convinzione interiore che la cirrosi sarebbe stata, in fine, solamente un ispessimento dell'organo del coraggio.</div>sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-88163665551926718692010-07-29T15:19:00.000-07:002010-11-24T06:52:11.767-08:00Rassegnazione StampaOvvero il web letterario italiano sminuzzato, triturato, centrifugato e servito con contorno di link e sagacità per chi non c’ha tempo di leggersi tutta la pappardella originante.<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>-su <a href="http://milanoromatrani.wordpress.com/">Milano Roma Trani</a> si è aperto un <a href="http://milanoromatrani.wordpress.com/2010/07/01/chi-ci-sta-ancora-sul-network-indipendente/">cantiere di lavoro</a> che si prospetta altamente interessante, una proposta per la formazione di una <a href="http://ilgranderoe.wordpress.com/2010/07/03/un-grande-grosso-network-indipendente-la-proposta-di-enpi/">lega achea</a> (come l’hanno brillantemente definita quelli del <a href="http://ilgranderoe.wordpress.com/">Grande Roe</a>), sotto l’egida della quale riunire i blog letterari italiani e farli cooperare in qualche modo tra loro. La discussione si è appena aperta, e se si vedrà qualcosa lo si vedrà come minimo a settembre, ma lo spunto è davvero degno di nota.<br/><br/>-su <a href="http://www.nazioneindiana.com/">Nazione Indiana</a>, a riguardo dell’oramai catalettico questionario sulla responsabilità dell’autore, Sebastiano Vassalli ottiene una <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/07/13/la-responsabilita-dellautore-sebastiano-vassalli/">epic win in 923 battute</a>, spazi inclusi. Non saprei come altro rappresentare il tutto se non con una vignetta – questa.<br/><br/><a href="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/07/vassalli.jpg"><img class="aligncenter size-full wp-image-625" title="vassalli" src="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/07/vassalli.jpg" alt="" width="400" height="400" /></a><br/>(l’incazzatura di Krauspenhaar è riferita ai suoi commenti in calce alla efficacissima missiva di Vassalli)<br/><br/>-sempre a proposito di lettere, su <a href="http://www.ilprimoamore.com/">Il Primo Amore</a> c'è una caterva di banalità tremende a firma Maria Tasinato riguardanti il <a href="http://www.ilprimoamore.com/testo_1890.html">Cammino di Santiago de Compostela</a> (viene da chiedersi: se queste sono le riflessioni ispirate a una filosofa dal Cammino, non è allora equipollente piallarsi sul divano ogni pomeriggio di fronte a un qualsiasi programma Mediaset?). La lettera risulta totalmente illeggibile, e per stile e per idee ivi contenute, ma con un minimo di cut-up la si riesce a sintetizzare nel seguente modo: "Adesso ti racconto una cosa molto personale: il rapporto con il mio bastone. Scegliere "el palo" (così si chiama in spagnolo) non è stato facile. Ne ho scelto uno robusto ma molto storto nella parte inferiore, però simpaticamente adatto per essere impugnato. L'ho troncato all'altezza giusta perché odio i bastoni troppo lunghi. Gli ho dato pure un nome, dopo un po'. L'ho chiamato QUASIMODO, come il gobbo di Notre-Dame. Dopo un giorno era perfettamente asciutto e si è rivelato il mio "compagno" ideale per tutto il cammino."<br/>Da segnalare anche un <a href="http://www.ilprimoamore.com/testo_1878.html">pezzo</a> nel quale Scarpa ironizza sulla nuova edizione di <em>Alfabeta</em> (sarà che loro ci tengono a quel "Primo" nel nome della loro criatura)<br/><br/>-se eravate incerti nel leggere o meno l’ultima opera del DeLillo, <em>Point Omega</em>, <a href="http://www.giugenna.com/2010/07/16/don-delillo-punto-omega">questo post</a> di Genna vi toglierà ogni dubbio, e ogni voglia, a riguardo (davvero, se il Genna una buona volta si decidesse, potrebbe diventare il più grande autore satirico italiano – altro che poliziotteschi, hitleriadi e mortedelpadre)<br/><br/>-nuovi arrivi sul web: <a href="http://www.alicebaum.it">Alicebaum</a>, <a href="http://www.alfabeta2.it">Alfabeta2</a> e il blog di <a href="http://stilos.it/blog">Stilos</a>. Il primo si presenta bene; negli altri due la maggior parte del materiale presente al momento ruota attorno alla Grande Polemica dell'Estate, incentrata su di un tema di sconcertante quanto destabilizzante novità: il ruolo dell'intellettuale italiano nell'industria culturale italiana. E l'estate a cui mi riferisco è quella del 1977 (a voler esser buoni).sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-35604728519352170252010-07-28T03:38:00.000-07:002010-11-24T06:52:08.657-08:00Apposta sulle poste - Step 2Giorno 5<br/><br/>Ritiro raccomandata. Poco male, c’è un ufficio a due passi da casa. Il sabato mattina è sempre vuoto.<br/><br/>“Buongiorno, dovrei ritirare una raccomandata. Mi hanno lasciato nella cassetta questo avviso”.<br/><br/>“Bene, mi dia il cartoncino. Ah, mi scusi signorina, questo non è l’ufficio giusto”.<br/><br/>“Ah no?”<br/><br/>“No. Vede, ogni zona ha un ufficio postale associato. Lei deve andare in Posta Centrale”.<br/><br/>“In Posta Centrale? Mi scusi, ma io abito qua dietro…”<br/><br/>“Vede, signorina, la vicinanza fisica non è l’unico parametro da prendere in considerazione. Ci son ben altre variabili che determinano l’ufficio postale abilitato alla consegna della corrispondenza. Quindi, come si legge bene nel cartoncino che lei mi ha consegnato, l’ufficio postale di competenza per la sua posta è esattamente quello che le ho indicato. Non la posso proprio aiutare”.<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>La guardo smarrita, e lei mi sorride con velata simpatia. Mi congeda senza ulteriore indugio.<br/><br/>“Il prossimo!”.<br/><br/>Riprendo il mio cartoncino giallo. Leggo attentamente il timbro: “Ritirare. Da domani. Dopo le dieci. Presso: l’Ufficio Centrale”.<br/><br/>Domani, che è oggi. Quindi: giorno giusto, posto sbagliato. Eh sì, mi sono lasciata trasportare da un’approssimata fiducia nella logica, ma ho tralasciato le variabili. <em>Mai</em> tralasciare le variabili. E soprattutto, leggere attentamente le istruzioni.<br/><br/>Ora, l’impresa ritiro si fa impegnativa. L’ufficio preposto dista chilometri da casa ed è situato in luogo inaccessibile ai mezzi privati e lontano dalle possibilità pubbliche che si aggirano dalle mie parti. Insomma propendo per la bicicletta.<br/><br/>La inforco. Porto con me anche alcuni bollettini di utenze scadute, così da giustificare la pedalata<br/><br/>L’Uffico Centrale dispone di due codometri. Il codometro è quella cosa che eroga bigliettini numerici, ed è anche un misuratore di felicità per cani.<br/><br/>Se c’è un nesso non me lo spiego.<br/><br/>Utilizzo il codometro funzionante, dopo aver testato anche quell’altro, che, ora lo so, è vero che non funziona.<br/><br/>Schiaccio U.<br/><br/>235<br/><br/><em>Ritiro lettere</em>. <br/><br/>Poi schiaccio A<br/><br/>121<br/><br/><em>Versamenti e prelievi</em>.<br/><br/>Non posso ritirare la posta e pagare un bollettino allo stesso sportello. Se invece dovessi spedire e pagare, potrei farlo nello stesso posto. Oggi però non ho niente da spedire e comunque, dovendo ritirare una raccomandata, non potrei in ogni caso farlo in uno sportello diverso da U.<br/><br/>Quindi: posso spedire e pagare in C. Spedire in tutti i casi e pagare solo in abbinamento ad una spedizione. Se non devo far recapitare nulla <em>non</em> posso pagare in C. Versare e prelevare in A o H (ma, in quest’ultimo caso, solo se titolare di banco posta) e ritirare in U. Ovviamente se fossi extracomunitaria dovrei ritirare K per i permessi di soggiorno. J per le operazioni bilaterali e un altro paio di lettere a cui non riesco ad associare funzioni rilevanti. A meno che non faccia parte delle utenze business, che hanno uno sportello dedicato. Senza lettere. I business people fanno la coda in piedi strattonandosi come dieci anni fa.<br/><br/>Nel malaugurato caso in cui qualcuno debba <em>ritirare</em> e <em>pagare</em>, l’unica opzione possibile, in assenza di titolazione Banco Posta, è l’acquisizione combinata di U e A. Incredibile, pare proprio che si tratti della mia condizione attuale.<br/><br/>Ebbene:<br/><br/>U149<br/><br/>A088<br/><br/>Mi posiziono equidistante dagli sportelli dedicati.<br/><br/> A (091) tutto a sinistra, U (150) tutto a destra<br/><br/>Estraggo dalla borsa il telefonino e mi immergo in una sfida a bubble bubble.<br/><br/>Ad ogni avvisaglia di avanzamento (beeep) mi distraggo e perdo le bolle. Il mio draghetto muore e devo ricominciare daccapo.<br/><br/>U 234<br/><br/>A 120<br/><br/>Tocca a me.<br/><br/>Oddio.<br/><br/>U235<br/><br/>A121<br/><br/>E adesso?<br/><br/>In pochi secondi prendo una decisione epocale. Mi dirigo verso U.<br/><br/>“Salve, devo ritirare una raccomandata. Ecco il cartoncino”.<br/><br/>"Documento prego."<br/><br/>"Ecco, la carta d’identità va bene?<br/><br/> "Attenda un istante."<br/><br/>Sparisce.<br/><br/>Ritorna a recuperare il cartoncino che aveva dimenticato.<br/><br/>Riscompare lentamente dietro agli scaffali azzurri.<br/><br/>Passano alcuni minuti di ansia mal repressa, la mia. Indago la mia psiche e gli astri all’unisono chiedendo se mai sarà possibile recuperare il turno perso per il pagamento dei bollettini.<br/><br/>L’uomo postale non è ancora tornato. Passano altri minuti. Il mio fegato pulsa.<br/><br/>Eccolo! Ha una busta in mano.<br/><br/>Con pacata destrezza compie azioni di verifica, vidimazione, controllo documento. I minuti interminabili si accavallano l’uno all’altro senza freno al mio odio crescente.<em>.</em><br/><br/>Impassibile, egli cerca una penna. Non la trova. Poi, trovatala, me la porge e nell’atto fluiscono secondi su secondi a formare una quantità di tempo interminabile. L’uomo sembra rallentato da una sorta d’incapacità fisica all’azione.<br/><br/>Posa la penna di fronte a me e rimane assorto con la raccomandata in mano, a mezz’aria. La gira, scrutandola, come a ricercarvi criptici messaggi. La porta vicino al volto. La <em>annusa. </em><br/><br/>L’attesa si trasforma in delirio. “Ti prego, Uomo delle Poste, dammi quella cosa. Ti supplico, Uomo delle Poste, sii celere e clemente, porgimi la raccomandata”<br/><br/>Continuo a guardarlo intensamente. Lo <em>fisso</em>. Lo imploro in silenzio, cerco di trasmettere la mia impazienza. Le mie smorfie valgono zero.<br/><br/>“Ma cosa fa?” chiedo ad un ipotetico pubblico. “Cosa diavolo fa con quella busta in mano? Cosa cerca?”<br/><br/>Egli è fermo. Ancora.<br/><br/><em>Sembra</em> fermo. Il suo muoversi stenta a palesarsi, ma …ecco…<br/><br/>Parla!<br/><br/>“Firmi qui, signorina.”<br/><br/>Finalmente respiro. E firmo.<br/><br/>“Mi scusi…” Mi vergogno, quasi balbetto, presa anch’io nella morsa dell’inoperosità “Vede, io dovrei anche pagare una bolletta...”<br/><br/>“Deve prendere A”.<br/><br/>“Sì, infatti, avevo già preso il biglietto. Solo che i numeri sono usciti nello stesso istante…”<br/><br/>Qui si illumina. Perde la sua grigia patina di uomo postale e assume quella giallo fosforescente di uomo saccente generico.<br/><br/>“Vede, signorina, è tutto perfettamente calcolato, il computer centrale (controllato direttamente da un centro di calcolo a Mumbai) fa in modo che il tempo di attesa sia il medesimo per tutti. Quindi se X (utente) prende A (biglietto) e davanti a lui ci sono solamente altri 2 (utenti), il tempo di attesa sarà pari al tempo di attesa di Y(utente) che ha preso U(biglietto) che ha davanti a lui un numero molto maggiore di (...). Insomma, a prescindere dalla quantità di persone che ha davanti, se prende due biglietti diversi trascorrerà il medesimo lasso di tempo dal momento in cui ritira il biglietto al momento in cui arriva il suo turno. Ha capito?”<br/><br/><em>Oh, che truce caso di democrazia applicata.</em><br/><br/>“Nel mio caso specifico, quindi?”<br/><br/>“Deve prendere nuovamente il biglietto o tentare la sorte e chiedere a qualcuno se la fa passare e in caso positivo verificare se l’impiegato è d’accordo. Insomma provi un po’ a vedere se è fortunata”.<br/><br/>"Ma non posso pagarlo qui da lei?"<br/><br/>"No"<br/><p style="text-align: justify;">(Apposta sulle poste - 2 - continua)</p>sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-55180574353690027132010-07-23T13:49:00.000-07:002010-11-24T06:52:08.599-08:00Capitolo 1, quinta parte<em>[così è notte: e il vostro autore – è un </em>outbreak<em> di quasi-diaristica - si trova nella piccola cucina perfettamente cubica di un alberghétto di montagna con vista-su-statale; con la coda dell'occhio guarda l'impenetrabile, làttea cortina clorina di un bicchiere di acqua di rubinetto vanire lenta verso l'alto: mentre scrive sul portatile ed è esausto e non c'è tempo e-]<a name='more'></a><br/></em><br/><br/>[…] convergendo infine tutti – e tutto – verso, o nella, Piazza; con una frequenza settimanale preoccupante, e la fedeltà cieca di cui si dicéa prima: quella che ci rendeva pellegrini stolidi, cocciutissimi, motivati. E le serate – ma è termine riduttivo – le serate erano intense e lunghe: tanto da richiedere fisici resistenti e performanti, e tutta una serie di <em>skills </em>di non-chiara e non-ovvia provenienza genetica, o – in altro caso – di susseguente difficile acquisizione. Si finivan' le lezioni, e s'era in Piazza: estate, inverno - sole accecante, o nebbie razzélanti. Ed erano le sei e mezza del pomeriggio, le sette, e poi improvvisamente il cuore della notte: o l'alba.<br/><br/>E la piazza agiva da scambiatore, da movimentatore d'esistenze: la boccia delle estrazioni della lotteria in un turbinare sempre più veloce, e palle dentro a sciambrottare le une contro le altre, urtandosi. E agli ingressi della Piazza stava una specie di demone di Maxwell - un essere per-definizione di pensiero così acuto da poterci prendere singolarmente per la collottola e, dopo una serata brava di Piazza - dopo una scrollata - spedirci da tutt'altra parte: a suo gusto.<br/><br/>Così entri nella Piazza, e alcune ore dopo ne esci, apparentemente illeso, ma non riconosci più il punto cardinale in direzione del quale si trova il tuo appartamento.<br/><br/>Entri nella Piazza, e improvvisamente ti ritrovi nel tuo letto: ma sono passati due giorni.<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi in un letto non tuo, vestito di tutto punto, le scarpe ancora addosso, e i piedi dalla parte del cuscino, e nessun'altro in casa: ma che casa, poi?<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi ancora nella Piazza: ma in un'altra città.<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi alle battute conclusive di una partita all'ultimo sangue di Trivial Pursuit; è il tuo turno, e devi rispondere a una domanda improbabile della categoria Hobby e Sport, e ne va del tuo onore, e ce l'hai sulla punta della lingua – eppure.<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi nel 1712: e c'è una bruma appiccicosa e fredda a mezz'aria su colline verdissime: e stendardi di reggimenti franti al suolo, l'odore della polvere da sparo ancora pungente.<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi a Tallahassee [FL].<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi dentro a un cassonetto – chiuso dall'esterno.<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi dietro uno sportello dell'Agenzia delle Entrate, l'ultimo giorno valido della sessione fiscale di marzo.<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi sospeso nell'atto di caduta-e-rotolamento sopra un pendio di montagna subverticale e ricoperto di rovi – sul fondo rocce diverse a spuntare fuori da un torrente alquanto mosso – e l'unica cosa che riesci a pensare è <em>Oh no, ancora.</em><br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi sul ponte di un peschereccio battente bandiera norvegese, spruzzi di acqua salata gelida in faccia, vento intenso, il pizzicore insistente di un tatuaggio da poco fatto sul petto – su tutto, il petto; e un altro marinaio, che ha appena appoggiato su un barile il coltello col quale stava sfilettando un merluzzo, ti fa un occhiolino che ti rende quantomeno <em>uneasy.</em><br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi sul fondale marino, tutto intento a filtrare plancton.<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi in Piazza – ore dopo: e non c'è nessuno.<br/><br/>Entri nella Piazza, e ti ritrovi sotto casa, le chiavi in mano – e la mano per-niente malsicura mentre infili la toppa – e sembra essere fondamentalmente tutto apposto, e l'aria è frizzante il giusto, e insomma non si sta per niente male: è successo, a volte, sì.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-79177527678102236932010-07-22T10:30:00.000-07:002010-11-24T06:52:08.582-08:00Critica PrescrittivaMAURO CORONA - Opera Omnia<br/><br/>È arrivato il momento delle scuse. Sì, perché non è possibile, per un ruspante critico internettiano come io mi pregio di essere, tenere una qualsivoglia rubrica di recensioni letterarie senza non dico affrontare, ma anche solo citare la mastodontica, e per dimensioni e per qualità inventive, fanta-opera che il Corona è andato costruendo negli ultimi anni. Di questo Philip Dick italiano post litteram si è oramai detto, scritto, visto e ascoltato tutto: cugino illegittimo di terzo grado di Gene Roddenberry, dal quale mutuerà a quanto pare inconsapevolmente l’iconica barba bianca, dopo una felice infanzia come ciottolo di torrente, si laurea a pieni voti in Chimica del Riflusso Gastroesofageo. Inizia quindi a esercitare la professione docente presso l’istituto superiore Xenu Battisti a Pordenone, e inizia a scrivere e pubblicare i primi romanzi. È però solo dopo un fatale quanto famigerato accadimento avvenuto a Erto (durante la Notte della Grande Pigna, come amerà più volte denominarla in seguito) che il Corona decide di abbandonare la civilità come la conosciamo, di ritirarsi presso una spelonca mistica nel Vajont e, da lì, far recapitare presso le più importanti case editrici i frutti della sua ricerca spirituale.<br/><br/><a name='more'></a><br/>Nelle prime prove, antecedenti la Notte della Grande Pigna, il Corona si rivela autore dallo stile già solido, ma legato a temi (come il rapporto dell'uomo con la natura, con le proprie radici e con l'incombente progresso economico e tecnologico) tutto sommato superati se non risibilmente ammuffiti. È per questa ragione che <em>Il volo della martora</em> (1997),<em> Le voci del bosco</em> (1998) e <em>Finché il cuculo canta</em> (1999) sono unanimente considerate, dagli esegeti così come dai fan del Maestro, una sorta di parentesi iniziale di rodaggio, utile al Corona più che altro per affilare le proprie doti compositive. È invece con <em>Gocce di resina</em> (2001; in questo romanzo, scritto sottoforma di diario di bordo del capitano, una astronave miniaturizzata viene inserita all’interno di un albero millenario senziente, al fine di carpirne i segreti più reconditi) che il Corona dà l’avvio a quella che verrà poi definita, in maniera a dire il vero molto inelegante, “Cronaca del Bruttopaese”, ovvero a una serie di romanzi, ad oggi non ancora terminata, nei quali viene costruita una terrificante Italia alternativa, una grandiosa ucronia criminale nella quale la storia d’Italia, contrariamente alla nostra, è tutto un infinito susseguirsi mozzafiato di crimini, stragi, cospirazioni fallite, disastri più o meno naturali, soprusi del potere, religioni monoteistiche, elezioni truccate e diritti negati.<br/><br/>Se<em> La Montagna</em> (2002; romanzo epistolare nel quale uno scenografo di mezza età descrive al nipote fonico apprendista lo smantellamento dei vari set de<em> La Montagna Sacra </em>di Alejandro Jodorowsky – leggendario film che nel Bruttopaese Corona immagina essere stato realmente prodotto e filmato) e <em>Nel legno e nella pietra</em> (2003; breve manuale di scultura nel quale l’autore finge che questi materiali siano inanimati, riuscendo così a elaborare una raffinata quanto feroce critica alla nostra vita quotidiana) sembrano essere ancora testi slegati tra di loro, è con <em>Aspro e dolce</em> (2004; commedia rosa su di un contrastato amore omosessuale), <em>Storia del Bosco Antico</em> (2005; una corposa tavola sinottica contenente tutti i maggiori eventi storici del Bruttopaese), <em>Vajont: quelli del dopo</em> (2006; una finta raccolta di articoli di giornale nel quale vengono riportate le conseguenze di un disastro non meglio specificato avvenuto appunto nel Vajont) e <em>I fantasmi di pietra</em> (2006; ghost story nella quale il mondo reale e quello immaginario del Corona sembrano sovrapporsi) che il Corona dà corpo e forma definitivi al proprio universo parallelo, poi ulteriormente dettagliato in <em>Storia di Neve </em>(2008; un rapporto geoidrico top secret sulle responsabilità politiche e imprenditoriali nelle siccità croniche che colpiscono il Bruttopaese) e <em>Il canto delle manere</em> (2009; spartito musicale con introduzione teorica di un quartetto di montanari proletari che, per protestare contro la cementificazione di aree protette, suonano delle asce sulle porte delle sedi delle maggiori istituzioni nazionali).<br/>Non mancano, nel mezzo, episodi curiosi, forse da considerare più dei divertissement che altro – come ad esempio il cripto-porno silvestre <em>L’ombra del bastone</em> (2005) e l’altrettanto fantasioso<em> Cani, camosci, cuculi (e un corvo) </em>(2007; vista la risonanza dell’opera, anche e soprattutto nelle sedi giudiziare, non mi sembra qui opportuno riportarne i contenuti).<br/>È infine di questi giorni la notizia di un nuovo romanzo, il cui titolo sarà <em>Torneranno le quattro stagioni</em>, nel quale si dice che il Corona intenda illustrare, a mo’ di manuale didattico, gli usi e costumi dei pizzaioli napoletani emigrati dal Bruttopaese nelle varie parti del mondo; si prospetta così l’apertura della narrazione da un piano nazionale a uno mondiale, con scenari futuri tutti da pregustare.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-23154600537879845322010-07-15T16:22:00.000-07:002010-11-24T06:52:08.364-08:00Critica ignoranteCosì tanti libri, così poca pausa pranzo (la cui gran parte è dedicata al broccolaggio della nuova stagista).<br/>Critica ignorante! Il miglior modo per far finta di aver letto tutti i libri più in vista nelle vetrine delle librerie Mondadori! (qui la prima <a href="http://www.sanjuro.it/wp/2010/04/critica-ignorante/">critica ignorante</a>)<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>-<strong>Thomas Leoncini</strong>, <em>La nostra vita è ora</em>, Cavallo di Ferro, euro 12<br/>In quarta di copertina l’autore viene strombazzato come un fenomeno. Su internet. Che è come dire che è il tizio del quartiere più bravo a scrivere il proprio nome pisciando nella neve. Il romanzo sembra parlare di ammore, mmorte, alcool, l’ammianto che accoppa l’opperaio (oh, il grande ritorno del romanzo sociale) (con descrizioni e analisi di contesti ferme a quarant’anni fa), l’aids. Come bonus c’è una doppia introduzione affidata a Branduardi e Luzzato Fegiz, una sorta di doppio bacio della morte. “Non sono un poeta”!, il Leoncini spavaldamente afferma nei risvolti di copertina - ma dai, ma non si sarebbe mai detto, visto il pizzetto malfatto, il capello lungo e lo sguardo sornione già da navigatissimo esperto di foto promozionali da ufficio stampa.<br/><br/>-<strong>Dalila di Lazzaro</strong>, <em>Toccami il cuore</em> (potrebbe passare come un’ottima invocazione al chirurgo prima di un intervento importante), Piemme, euro 15,50<br/>Come diciamo qua in Veneto, “il corpo se frusta e l’anima se giusta” (parte 1). La Di Lazzaro dichiara di mettersi in ascolto del cuore, ma forse sarebbe stato più interessante ascoltare quello che avrebbe avuto da dire il di lei fegato. I segnali di un libro brutto brutto ci sono tutti: profusione di citazioni a cazzo (si va da La Rochefoucauld a Eluard, da Shakespeare a Kavafis), la rivendicazione di un posto da protagonista assoluta nel cinema d’avanguardia italiano degli anni 80 (e peccato che questo libro venga presentato come un’autobiografia, mentre potrebbe essere stato un’ottima ucronia), l’incontro con Andy Warhol (oramai, qua in Italia, si fa prima a contare chi NON ha incontrato Andy Warhol).<br/><br/>-<strong>Romolo Bugaro</strong>, <em>Bea vita</em>, Laterza, euro 9,50<br/>Il Bugaro si profonde nella solita estetizzante quanto americaneggiante prosopopea ad ampio respiro di fatti pubblici-privati – una narrazione che magari dei discorsi giusti cerca pure di farli, o dei gangli importanti (ma in molti modi già sentiti e sviscerati) cerca di toccarli – il problema è che poi questa retorica del bel narrare e rimemorare cazzone è infarcita di citazioni imbarazzanti (definire “Creep” vecchia meriterebbe dieci anni di ascolto ininterrotto della cover di Vasco Rossi) ed è dispiegata con un’eleganza a vuoto poco differente dalle vetrine che lo stesso Bugaro descrive.<br/><br/>-<strong>Dario Fo</strong>, <em>La bibba dei villani</em>, Guanda, euro 20<br/>A cura di Franca Rame, alla quale sarebbe ora di dare tutti quei meriti (di ricerca e selezione stilistica) ingiustamente ascritti al Fo (il quale, se non riesce in qualche maniera a tirarti fuori i mamutones sardi, non sa più che pesci pigliare).<br/><br/>-<strong>Vasco Brondi</strong>, <em>Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero</em>, Dalai, euro 10<br/>Ciarla ciarla ciarla e non dice un ciufolo. Ettecredo che non avrà nulla da raccontare di questi cazzo di anni zero.<br/><br/>-<strong>Claudia Rossi</strong>, <em>Prometterla a tutti non darla a nessuno</em>, Cairo, euro 14<br/>La copertina sconfessa l’intera operazione editoriale. Se poi vogliamo parlare della storia, è la solita solfa sulla protagonista ragazzina attratta dallo sbrilluccicante mondo dello spettacolo, che infine ovviamente matura ed è in grado di svoltare pagina e lasciarsi alle spalle tutti gli omoni porconi incontrati sul proprio cammino. Il succo sembra essere che le feste sui panfili a base di coca e soffoconi siano un ottimo ambiente educativo.<br/><br/>-<strong>Pulsatilla</strong>, <em>La ballata delle prugne secche</em>, Castelvecchi, euro 12,50<br/>L’epitaffio della Aspesi in quarta di copertina dice tutto. Dopo il tonfo di <em>Giulietta Squeenz</em> (già solo a scrivere il titolo mi si è abbassato di quattro punti il QI) siamo al greatest hits – per capirci, in campo musicale una band che lo fa dopo il secondo album è una band finita.<br/><br/>-<strong>Giulia Carcasi</strong>, <em>Io sono di legno</em>, Feltrinelli, euro 7<br/>Un bel coraggio ammetterlo così già nel titolo. Però mai tanto di legno quanto la sua prosa tutta paratassi e ripetizioni a supposto effetto retorico.<br/><br/>-<strong>Paul Verhoeven</strong>, <em>La storia vera di Gesù di Nazaret</em>, Marsilio, euro 19,50<br/>Il corpo se frusta e l’anima se giusta (parte 2). Aspetto con ansia il film che ne verrà tratto. Spero in un fracco di donne con tre tette, ammazzamenti contornati da battutine sarcastiche e morti in ogni salsa (tanto poi risorgeranno).<br/><br/>-<strong>Fabio Salviato</strong>, <em>Ho sognato una banca</em>, Feltrinelli, euro 15<br/>Anch’io. Ogni notte. Da quando ho fatto il mutuo.<br/><br/>-<strong>Shel Shapiro</strong>, <em>Io sono immortale</em>, Mondadori, euro 18<br/>Che noia queste stelline degli anni 60: basta dargli delle particine in fiction slavate, o fargli fare una serie di ospitate nei pomeriggi gerontofili di Rai 1, e poi queste si montano la testa come non mai. “Era politica? Era rabbia?” si chiede lo Shapiro nell’introduzione, “Non lo so”, risponde sagace (e non mi sarei aspettato altra risposta). Aggiunge “Era comunque fortissima vitalità. Energia”, come quella di un cinghialone imbufalito e drogato di feromoni. Qualcuno si è ricordato di portare lo spiedo?<br/><br/>-<strong>Luca Jurman</strong>, <em>Vocal classes</em>, De Agostini, euro 20<br/>Più che un libro, un tripudio di ®. Tranquillo Luca, nessuno vuole fregarti un metodo per sfornare cantanti fotocopia che, a parte impostare la voce e battere il tempo sul microfono con il dito, non sanno fare altro. Se lo strillo “La musica, la voce, la mia vita” è un capolavoro di non-sequitur, il vero pezzo forte è l’apparato fotografico in mezzo al libro, nel quale possiamo assistere a Luca Jurman che si gusta la crema pasticcera, Luca Jurman che si lancia nell’interpretazione di “<a href="http://knowyourmeme.com/memes/son-i-am-disappoint">Son I am disappoint</a>" (thank you, internet), Luca Jurman che pensa alla nuova formazione dell’Italia dopo il disastro dell’ultima coppa del mondo. L’impaginazione, per non farsi mancare nulla, è peggio di una tesi di laurea (a ridurre il tutto a delle normali cartelle editoriali salteranno fuori 18-20 pagine). Le foreste svedesi ringraziano.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-61122556569164417622010-07-14T07:13:00.000-07:002010-11-24T07:22:43.201-08:00Apposta sulle poste - Step 1Odio le Poste.<br />
Il mio rapporto con Posteitaliane è, a tutti gli effetti, un rapporto insincero.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<b>Giorno 1</b><br />
<br />
<br />
“Buongiorno.”<br />
“Salve, devo spedire questa busta.”<br />
“Perfetto la appoggi là. Ha compilato il bollettino?”<br />
“Sì, eccolo.”<br />
“Bene.”<br />
Seguono delicate operazioni de pesatura, lettura codice a barre, affrancatura.<br />
“Sono 15,00 euro.”<br />
“Mi scusi: dovrebbero essere 4,40.”<br />
“No, guardi in base al peso questo è l'importo corretto.”<br />
“Però è un piego di libri...”<br />
“Me lo doveva dire prima, signorina, che era un piego di libri.”<br />
“L'ho scritto nella busta... lì, vede, sotto l'indirizzo del mittente.”<br />
“Se leggessi tutto quello che c'è scritto sulle buste che mi vengono consegnate faremo notte. Non vede la fila che c'è?”<br />
“Ha ragione, mi scusi...”<br />
"Vanno bene le graffette? Sa sono per non far uscire il contenuto."<br />
“Sì, sì. Arrivederci, signorina. Il prossimo, prego.”<br />
<br />
<br />
<b>Giorno 2<br />
</b><br />
<br />
“Buongiorno.”<br />
“Salve, devo spedire questa busta.”<br />
“Perfetto la appoggi là. Ha compilato il bollettino?”<br />
“Sì, eccolo.”<br />
“Bene.”<br />
“Attenzione, è un piego di libri.”<br />
“Non serve che mi dica che è un piego di libri, è scritto nella busta.”<br />
“Ah, sì giusto, mi scusi...”<br />
Seguono delicate operazioni di pesatura, lettura codice a barre, affrancatura.<br />
<br />
<b>Giorno 3</b><br />
<br />
<b></b><br />
“Buongiorno.”<br />
“Salve, devo spedire questa busta.”<br />
“Perfetto la appoggi là. Ha compilato il bollettino?”<br />
“Sì, eccolo.”<br />
“Bene.”<br />
“Non vorrei essere indiscreta, ma volevo assicurarmi che le fosse noto che si tratta di un piego di libri.”<br />
“Sì me ne sono accorto. Ah! Ma signorina! Qua ci sono delle GRAFFETTE! Non si può spedire il piego di libri con le GRAFFETTE.”<br />
“Ah, no? L'ho sempre spedito in questo modo...”<br />
“Impossibile, non si può spedire il piego di libri così. Non è possibile. E' una truffa. Poi come fa il postino a ispezionare il contenuto?”<br />
“Ma le dico sono un paio di mesi che spedisco con le graffette...”<br />
“E io le dico che è impossibile.”<br />
“Va bene, mi scusi, probabilmente mi sono sbagliata. Ecco guardi, le tolgo. Va bene così?”<br />
Seguono delicate operazioni di pesatura, lettura codice a barre. E lancio della mia preziosa busta con gesto di stizza evidente.<br />
<br />
<b>Giorno 4</b><br />
<br />
<b></b><br />
“Buongiorno.”<br />
“Salve, devo spedire questa busta.”<br />
“Perfetto la appoggi là. Ha compilato il bollettino?”<br />
“Sì, eccolo.”<br />
“Bene.”<br />
"E' un piego di libri."<br />
“Sì, lo vedo. In contrassegno.”<br />
“Sì.”<br />
<br />
L'operatore pesa la busta, legge il codice a barre della raccomandata e attacca con delle graffette il foglio per l'incasso del contrassegno, giusto lì, dove al tentativo precedente avevo dovuto toglierle, chiudendo così la busta esattamente come avevo fatto io il giorno prima.<br />
<br />
(<i>continua</i>)sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-81260175577051305672010-07-08T10:17:00.000-07:002010-11-24T06:52:08.225-08:00Critica prescrittiva<a href="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/07/eco.jpg"><img class="alignleft size-medium wp-image-566" title="umberto eco" src="http://www.sanjuro.it/wp/wp-content/uploads/2010/07/eco-190x300.jpg" alt="" width="190" height="300" /></a><br/><br/>LA RICERCA DELLA LINGUA PERFETTA NELLA CULTURA EUROPEA di Umberto Eco<br/><br/>Ci sono molti modi per reinventarsi una carriera, e l’Eco, una volta finiti nel dimenticatoio i ruggenti anni a far da programmista RAI e compilatore di quesiti esoterici per le versioni da tavolo dei più famosi quiz televisivi, ha trovato certamente la maniera più furba e godereccia di rifarsi il palato e la carriera insieme. Come un novello Artusi postmoderno – ibridato con Gordon Ramsay e speziato con diverse once di Hunter Thompson – l’Eco s’è infatti lanciato in uno spericolato viaggio/ricognizione sui più disparati deschi d’Europa, il tutto per documentare con grande estro narrativo e scientifica attenzione alle recenti tendenze della cucina molecolare la storia di un'illusione e di un fallimento: la ricerca di una lingua unica e perfetta, capace di affratellare tutti gli europei a un’unica tavola. Un sogno perseguito tenacemente, dal VI secolo dopo Cristo a oggi, dalla Serra da Estrela agli Urali, attraverso cucine e tavole di re e poveracci. Ecco che così l’Eco, grazie a questo escamotage storico-digestivo, si propone a un grande ritorno tv, candidandosi naturalmente a prendere quel posto ne “La prova del cuoco” lasciato vuoto dalle controverse affermazioni di stampo felino del Giuseppe Bigazzi detto Beppe. E se lingua perfetta non sarà, almeno ne verrà fuori un buon bollito misto.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-89696455547067346922010-07-07T03:33:00.000-07:002010-11-24T06:52:08.208-08:00Oroscopò del mese che preferisciCancro<br/>AMORE: ritrattate tutto<br/>LAVORO: la società capitalistica ha fatto il suo tempo, scambiate le vostre risorse finanziare con ombrellini colorati da cocktail.<br/>SALUTE: importunate il vostro medico fino a convincerlo a rilasciarvi un certificato di buona salute. Sarà di giovamento. La menzogna, spesso, è la miglior curatrice.<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>Ariete:<br/>AMORE : propendete per un impegno solenne, a tratti.<br/>LAVORO: il logorio del polpastrello sinistro, accompagnato al logorio del polpastrello destro non è sinonimo di attaccamento alle dinamiche aziendali. Evitate, come la peste, di trarre conclusioni da indizi fuorvianti, ne rimarreste intimamente colpiti a scapito della vostra resa al tornio.<br/>SALUTE: peristalsi intestinale come l’Autostrada del Sole a ferragosto.<br/><br/>Toro:<br/>AMORE: tori: quale che sia la vostra decade di appartenenza, questo non è il periodo giusto per amoreggiare invano. Pretendete definizioni e soprattutto, date preferenza a relazioni non fallocentriche.<br/>LAVORO: chiamatevi fuori da qualsivoglia escamotage trivalente.<br/>SALUTE: iscrivetevi in palestra oppure, in alternativa, sottoscrivete un abbonamento trimestrale in quattro tra le più dispendiose palestre del vostro comune. Pagate rigorosamente in anticipo e non frequentate nessuna delle quattro. Attendete con ansia l’estratto conto dalla vostra banca. Consultatelo con calma. Alla fine della lettura avrete perso quella flaccidità fisica e morale che ha contraddistinto l’ultimo inverno.<br/><br/>Gemelli:<br/>AMORE: il cuore vi dice una cosa, la mente un’altra? La schizofrenia emotiva è una condizione abbastanza frequente, non fateci troppo caso. Se la cosa vi infastidisce troppo, non ascoltate nessuno dei due e dedicatevi al giardinaggio preventivo.<br/>LAVORO : stampate quarantaquattro cartoncini gialli con una mappa di google che indichi chiaramente il percorso a piedi da dove vi trovate ad un resort in Malesia. Attaccate i cartoncini sparsi per il vostro luogo di lavoro. Un messaggio chiaro, spesso, può più di qualsiasi parola.<br/>SALUTE: la caffeina riduce la cellulite, non sempre però, versarsi caffè bollente sulle parti interessante risulta essere la scelta più accorta.<br/><br/>Leone:<br/>AMORE: Dedicatevi.<br/>LAVORO: la ritorsione è il miglior mezzo per farvi rispettare. Abbiatene cura come fosse il vostro pupazzetto di peluche preferito.<br/>SALUTE: Utilizzate il diserbante solo nei luoghi consoni, l’abuso di tale sostanza è nocivo e non ha nessun effetto lisergico. CHIARO?<br/><br/>Vergine<br/>AMORE: siate pazientemente in sintonia con il vostro partner, il quale, se la tira un po’. Se la pazienza non dovesse dare gli esiti sperati, legatelo al primo palo disponibile, cospargetelo di pece e piume e vedete cosa succede.<br/>LAVORO: l’imperativo categorico del mese è: comprate valanghe di carta ricalcante.<br/>SALUTE: prendete coscienza del fatto che le unghie dei piedi vanno tagliate almeno una volta ogni quindici giorni. Così facendo troverete particolare sollievo nel calzare scarpe di qualsivoglia foggia.<br/><br/>Bilancia:<br/>AMORE: Priorità assoluta all’introspezione. <br/>LAVORO: Tenete a mente due o tre cose contemporaneamente. Poi dimenticatele. Poi rievocatele in ordine sparso. Allenate il cervello in questo modo. Forse non sarete sintonizzati con la pace universale, ma riuscirete a far passare il tempo nei momenti di nulla lavorativo.<br/>SALUTE: il ricordo di quando avevate vent’anni è molto vivido. Questa condizione va bene solo per chi ha ancora vent’anni, in caso contrario è deleterio.<br/>Scorpione:<br/>AMORE: Quando la vostra metà indossa le mutande di un altro, probabilmente vuole farvi capire qualche cosa. Oppure vuole dei soldi per acquistare nuova biancheria intima. Quale che sia la verità, scandagliatela.<br/>LAVORO: depredate un salumiere, porterà scompiglio generale. Finalmente! La fiacca degli ultimi giorni era insopportabile, vero?<br/> SALUTE: prestate particolare attenzione alle mucose del vostro cane.<br/><br/>Sagittario.<br/>AMORE: alcune domande non hanno risposte? Perfetto. La vostra relazione procede nella norma.<br/>LAVORO: acquistate una confezione di puntine da disegno a forma di nano del pacifico. Di colore verde. Se non le trovate in commercio, provate a costruirvene un centinaio. Ad attività conclusa, qualsiasi richiesta lavorativa vi sembrerà una bazzecola.<br/>SALUTE: il vostro alito rassomiglia ad un peschereccio? Mentine. Salvaguardano le relazioni sociali e accordano un appassionato amore per se stessi.<br/><br/>Capricorno:<br/>AMORE: la stagione calda si avvicina. Abbiate particolarmente a cuore lo stato delle vostre ascelle. E’ indicativo di amore per il prossimo e vi garantirà un ottimo successo sociale.<br/>LAVORO: basta con il lavoro a cottimo. Siate lungimiranti.<br/>SALUTE: umettate di frequente le labbra, esalterà il vostro ego. Come? Fare domande inappropriate, invece, non porterà nessun giovamento.<br/><br/>Aquario:<br/>AMORE: suggellate il vostro amore con un gesto eclatante. Potrete poi dedicarvi interamente a voi stessi, per un altro paio d’anni, fino al prossimo gesto eclatante. Un po’ d’interesse nei confronti della persona amata richiede sforzi ponderati, ma da sempre ottimi risultati.<br/>LAVORO: rinnovate la scrivania con cura e destrezza architettonica.<br/>SALUTE: Salsa di fichi.<br/><br/>Pesci:<br/>AMORE: beneficiate oltremodo delle garanzie bancarie dei suoceri. Anche se il vostro matrimonio è sempre stato una farsa, acquisirà nuovo valore.<br/>LAVORO: Smettete subito di pensare. Non è richiesto.<br/>SALUTE: bicipiti? Sì, li avete anche voi. Basta svilupparli. Basta.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-47706600379069925012010-07-02T02:43:00.000-07:002010-11-24T06:52:08.158-08:00Capitolo 1, quarta parte<em>[sì, vabbè - l’autore vi ha mentito: la tacchénza lirica, o perlomeno la Prosa Viola, ancora. Non odiatelo.]</em><br/><br/><em> </em><br/><br/>E si era fedeli; stanziali, e fedeli. <a name='more'></a>In piccoli gruppi ci si insediava in – o fuori da – bar d’elezione, dove l’elezione chiaro non era che parametri seguisse: s’è usi calunniare con maldicenza e malalingua riguardo a vantaggiosi rapporti quantità-prezzo: vantaggiosi per scarsèlle studentesche, certamente, e accolti con ghigni malsani e urletti di liberazione a scapito di Qualità: ma eravamo fisicamente funzionanti, e menefreghisti - no?<br/><br/>Stanziali, quindi: svernavamo in un bar d’elezione, dietro a vetrine dai colori antagonisti che si illiquidivano dal di dentro dei respiri, e del grado altissimo dei vapori d’alcolico. Ai primi caldi migravàmo, poi, ricercando i più amabili habitat de’ tavolini e ombrelloni: incrociando per rotte eteree e leggiadrissime – ma punteggiate di oggetti sbattuti-contro nell’ondeggiare, e quindi fatti cadere con fragore e rotture - per queste rotte incrociando altri gruppi, anch’essi in spostamento stagionale: frammischiandoci ad essi; e la Piazza ci accoglieva tutti generosa – la generosità infida della trachite appiccicosa di bicchieri mezzo rovesciati.<br/><br/>E si era fedeli: fedelmente ciechi e sordi. E conseguentemente, in questa fedeltà d’amanti s’era maltrattati: strattonati, trascurati, e ingannati. Alcuni ricordano, per dire, un vecchio momento dell’istoria dello spritz in città: di quando cioè, almeno un sei anni fa – rispetto a questo mio attimo di rimembranza di fronte al monitor; ma era comunque una di quelle quasi-estati, od estati anticipate, poi usate per almeno un lustro come termine di paragone terribile: impietose per la canicola flaccida, fiaccante. Così nell’umidore che non dava tregua si percepì ad un certo punto, nello spritz del bar di fiducia di quei tempi, un violentissimo gusto d’amarena: ostico al palato, antipodale alla necessità di soddisfar la sete tormentosa. Così, lamentammo: e tra scuse innumerevoli ci fu elargita spiegazione, e un altro aperitivo – stavolta bén preparato; la spiegazione parlava d’ordini sbagliati: e dell’arrivo nei magazzini del bar di una partita di orrendo Campari alla ciliegia – o qualcosa del genere. Campari apocrifo che le nostre amatissime – ciecamente amatissime – bariste, invece di disfarsene, usàron’ quindi per aperitivi. E con l’inganno pure a noi continuarono a somministrare questa cosa ciliegiòide: e a lamentele nostre facéan seguire scuse, poi tentative raffinazioni, e diluimenti: che non avrebbero potuto assolutamente ingannarci. E continuò, questa pratica sconsiderata – diluimento, miscelazione, primo-sorso, lamentele, Scuse, <em>Ve lo rifaccio col Campari normale</em>, finché tanto poté il senso di inganno e tradimento, che ci alienò da lì:<br/><br/>irrimediabilmente.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-42014154267197973832010-07-01T14:48:00.000-07:002010-11-24T06:52:08.083-08:00Rassegnazione StampaOvvero il web letterario italiano compendiato e riassunto con consumato sarcasmo critico (sono consigliati, durante la lettura, gotto di cabernet e toscanello smozzicato)<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>-Nazione Indiana. Il questionario sulle responsabilità dell’autore, chevvelodicoafare. Il sunto del posizionamento di <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/03/la-responsabilita-dellautore-franz-krauspenhaar/">Franz Krauspenhaar</a> su Nori è: ma sì, ma dai, ma in fondo; per <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/05/la-responsabilita-dellautore-enrico-palandri/">Enrico Palandri</a>: why not?; per <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/10/la-responsabilita-dellautore-giorgio-vasta/">Giorgio Vasta</a>: Charlie Brown fa bene a provare a calciare la palla che Lucy poi gli sottrae al momento cruciale. Sul fronte recensorio, il Belpoliti s’è preso l’ingrato compito di ciucciarsi tutti i finalisti dello Strega: pollice verso per <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/02/stregature-silvia-avallone/">Acciaio</a> (e qua siam d’accordo); semaforo verde per <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/06/stregature-lorenzo-pavolini/">Accanto alla tigre</a> (anche se ad essere veramente fulminante, di questa recensione, è l’unico commento di tale Josip: “Uno dei libri più inutili degli ultimi 20 anni.”); parte bene ma poi s’ingolfa verso la fine <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/08/stregature-paolo-sorrentino/">Hanno tutti ragione</a> (che qua invece si ritiene <a href="../2010/04/critica-ignorante/">gran brutto</a> dall’inizio alla fine); è ingolfato all’inizio ma poi ingrana bene <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/09/stregature-rosa-matteucci/">Tutta mio padre</a>; un po’ sciapo ma si lascia leggere <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/16/stregature-antonio-pennacchi/">Canale Mussolini</a>. <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/08/giu-la-mascherina-nuovo-al-cinema-italiano/">Giampaolo Simi</a> parla di due film di Soldini e Lucchetti nei quali si tenta di ricucire lo strappo, a detta del Simi, fra intellettuali e rappresentazione del ceto medio negli ultimi anni di cinema italiano – strappo che non sarà certo recuperato da un paio di inquadrature di mobili marca Mondo Convenienza, ma da opere come <a href="http://www.youtube.com/watch?v=xBjt-rTD2-E">Butterfly Zone</a>, sulla quale qua ci sentiamo di puntare tutto il puntabile (l’annunciato capolavoro filmico è stato segnalato dal <a href="http://giovanecinefilo.splinder.com/">Giovane Cinefilo</a>). Assì, e la querelle Saviano – Dal Lago, esposta, enucleata, ammollata e centrifugata fin nelle minime virgole nell’intervento di <a href="http://www.nazioneindiana.com/2010/06/14/carta-canta/">Helena Janeczek</a>, secco e breve come suo solito (è comunque già pronta la prossima querelle Saviano – nomedelleditoriaitaliana (<a href="http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2010/23-giugno-2010/hanno-ammazzato-saviano-foto-choc-rivista-max-1703252589696.shtml">Max</a>) ché un mese senza Saviano vs Il Mondo non possiamo stare); in relazione al posto della Janeczek è molto più interessante leggersi questo <a href="http://ilgranderoe.wordpress.com/2010/06/16/citazionismo-2/">intervento di Milingo</a> su <a href="http://ilgranderoe.wordpress.com/">Il Grande Roe</a> (e già che ci siete, leggetevi pure un <a href="http://ilgranderoe.wordpress.com/2010/06/18/citazionismo-3/">sunto con analisi</a> sul caso Luttazzi e una <a href="http://ilgranderoe.wordpress.com/2010/06/30/lettera-aperta-alla-professoressa-che-per-le-vacanze-ha-dato-da-leggere-a-mia-sorella-pinocchio-o-cuore/">lettera a una prof delle medie</a>).<br/><br/>-è uscito il secondo numero di <a href="http://follelfo.wordpress.com/2010/06/03/habemus-numero_due/">Follefelfo</a>, e una letta se la merita tutta.<br/><br/>-su il <a href="http://www.ilprimoamore.com/">Primo Amore</a> c’è da segnalare una <a href="http://www.ilprimoamore.com/testo_1865.html">buona lista</a> di Paolo Vitolo per chi voglia di iniziare a visitare il mondo del jazz, e una alquanto ossequiosa <a href="http://www.ilprimoamore.com/testo_1864.html">intervista</a> a uno stranito Moltheni (il post in sè non è male: fa ridere come nell’intervista le domande siano lunghe e complesse il doppio delle risposte; se poi fosse stata più breve, e se Moltheni avesse insistito meno su certi pezzoni d’invettiva, si sarebbe potuta evitare quella sensazione da “io so’ io e voi nun siete ‘ncazzo” che traspare via via sempre più pesantamente nel corso dell’intervista stessa). Stendiamo invece agghiacciati un velo sulla <a href="http://www.ilprimoamore.com/testo_1862.html">lettera firmata</a> dagli autori che pubblicano per Einaudi contro la legge bavaglio (“siamo solo parole, siamo parole sole”... un costrutto che farebbe ribrezzo anche a Nilla Pizzi. Se da tutto questo <a href="http://www.ilprimoamore.com/testo_1863.html">consesso di gran scrittori</a> della contemporaneità italica è uscita una scartina del genere, c’hai voglia che poi la gente sul cesso più della <em>Settimana Enigmistica</em> (a voler essere ottimistici) non si porta. Ce lo meritiamo, l’ennesimo quesito della Susy).<br/><br/>-su <a href="http://teflonrivista.wordpress.com/">Teflon</a> c’è un interessante compendio di annunciate <a href="http://teflonrivista.wordpress.com/2010/07/01/la-grande-storia-delle-apocalissi/">apocalissi</a>.<br/><br/>-nuovo, bel post della serie “<a href="http://www.minimaetmoralia.it/?p=2604">Seminario sui luoghi comuni</a>” di Francesco Pacifico su <a href="http://www.minimaetmoralia.it/">minima & moralia</a> (tutti gli altri articoli della categoria li trovate in coda al post; si tratta di ottimi testi sia per avere un’introduzione minima a opere famose che magari non si son mai lette, sia per rileggere qualche passaggio di tali opere grazie alle fresche e precise annotazioni del Pacifico).<br/><br/>-<a href="http://www.freddynietzsche.com/2010/06/08/patapim-e-patapam/">scontro fra titani</a>! Matteo Bordone tira le orecchie a Tiziano Scarpa che gli risponde a modino e fa sentire il Bordone come uno che ha messo le mani nella marmellata e poi questa si è inaspettatamente solidificata, costringendolo così a stare lì in corsia d’attesa al pronto soccorso vicino al bimbo con la testa incastrata nel vaso dei biscotti e alla coppia d’amanti estremi con problemi relativi a barattoli senza tappo e una errata valutazione dell’effetto ventosa.<br/><br/>-apre <a href="http://scrittorincausa.splinder.com/">Scrittori in Causa</a>, un blog che si propone come “organismo di informazione e tutela legale per autori”. A parte i toni da sindacato rampante fuori tempo massimo (soprattutto in quest’epoca di protettorato marchionniano), i post presenti al momento sono degli spaccati interessanti sul dietro le quinte del lavoro editoriale, su tutte quelle impalcature che stanno dietro-sopra-sotto al prodotto librario.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-91539582697819156042010-06-30T03:54:00.000-07:002010-11-24T06:52:07.978-08:00Quante volte, quante volte?<br/><br/>***<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>- Ho strutturato l'arringa finale. E' stata una tale fatica...<br/><br/>- Aringa?<br/><br/>- No, non aringa, arringa.<br/><br/>- Aringa, che aringa?<br/><br/>- No aRRinga...<br/><br/>- Perchè strutturare un'aringa?<br/><br/>- No. A.R.R.I.N.G.A.<br/><br/>- Ma... perché, dico, ti scaldi tanto per un'aringa?<br/><br/>- RRRRRRRRRRRRRRR<br/>RRRRRRRRRRRRRRR<br/>RRRRRRRRRRRRRRR<br/>ARRRRRRINGA ARRIINGA.<br/><br/>- Stai calma. ti prego. Te la compro, non sbavare.<br/><br/>- Perché mi chiedo io, fare del sesso con uno così?<br/>PERCHE'?sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7505416995868029471.post-78524473807908919042010-06-28T03:42:00.000-07:002010-11-24T06:52:07.871-08:00STORIA DI UNA PERSONA QUALSIASI A CUI E' STATO DEDICATO UN LIBROOverton Kavanaugh è morto il 17 giugno 1994.<br/><br/>Lexington è la seconda città del Kentucky per numero di abitanti.<br/>280 mila, più o meno come Verona. Più piccola di Bologna, più grande di Taranto. <br/>Il 23 maggio del 1933 vi nacque Seabiscuit – e questo può interessare gli appassionati di cavalli.<br/>Il 6 maggio 1961 vi nacque George Clooney – e questo mi stupirei di sapere chi possa interessare.<br/>Il fatto che vi nacque anche Overton Kavanaugh non interessa davvero a nessuno. Tranne me.<br/>Overton dev’essere un nome tremendo per un bambino. Non ho un grande orecchio per l’onomastica anglosassone, ma il fatto che fin da ragazzino si sia fatto chiamare Toby la dice lunga sull'argomento.<br/>Toby dunque, e quel nome gli rimase appiccicato tutta la vita.<br/><br/><a name='more'></a><br/><br/>Toby nacque verso la fine degli anni venti da una famiglia molto ricca.<br/>Come molti ragazzini andava pazzo per i libri di fantascienza, tanto da averne una piccola biblioteca.<br/>L’altra cosa che adorava era il biliardo.<br/>Ci giocava tutti i giorni, a biliardo. La carambola, il gioco di sponda, l’effetto; il tempo sospeso nell’attesa del colpo, l’ultima palla in buca.<br/>In casa aveva un tavolo da biliardo sul quale si allenava. Prima da solo, poi con qualche amico. Spesso con Walter.<br/>Walter lo conobbe a scuola, i primi anni delle superiori. Era timido, gracile e impacciato, il bersaglio preferito dei bulli della scuola. E infatti ne aveva già cambiate tre.<br/>Forse una battuta, due chiacchiere su un fumetto – da ragazzini basta davvero poco – fatto sta che Walter divenne ospite abituale a casa di Kavanaugh. E Toby gli aprì la sua libreria, gli prestò i suoi libri di fantascienza e gli insegnò a giocare a biliardo.<br/>Walter, a 17 anni, lasciò la scuola e si arruolò in marina negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale.<br/>Toby, invece, finiti gli studi divenne un famoso giocatore professionista. Al suo ritiro comprò una sala da biliardo a Lexington.<br/><br/>Walter morì il 9 agosto del 1984 per una crisi cardiaca.<br/>Quattro giorni prima di morire era uscito il suo ultimo bestseller – Il colore dei soldi.<br/>La dedica recita: A Toby Kavanaugh, che mi ha insegnato a giocare a biliardo.<br/><br/>La vita di Toby Kavanaugh è andata avanti. Ed è finita nel giugno del 1994, in casa sua, pestato a morte con una mazza da baseball. L’assassino non è mai stato arrestato.<br/>Pare che Toby giocasse un po’ troppo d’azzardo e invitasse in casa gente non proprio raccomandabile.<br/>Dell’omicidio qualche tempo dopo fu accusato tal Cody Allen Dunn. Un testimone oculare lo aveva visto uscire dalla casa della vittima con le mani sporche di sangue il giorno del delitto.<br/>Dopo verifiche e controlli incrociati durati oltre un anno risultò che il testimone chiave era in carcere il giorno dell’omicidio. Le prove, poi, non corrispondevano neanche per sbaglio.<br/>Quello di Toby Kavanaugh è diventato uno dei tanti casi non risolti, i famosi cold case.<br/><br/>Poi, la notizia curiosa.<br/>Nel gennaio 2010 nel Kentucky sono state introdotte particolari carte da gioco nelle prigioni e nelle carceri. Su ognuna di queste carte ci sono una foto, un nome e alcuni dettagli dell’omicidio.<br/>L’idea è quella di far diventare questi omicidi argomento delle chiacchiere tra una partita e l’altra così che a qualche detenuto possa tornare in mente un dettaglio, una voce che girava, un indizio che porti le indagini nella direzione giusta.<br/>Christine Kavanaugh, nipote di Toby, ha insistito perché il caso di suo nonno fosse inserito in quel mazzo nella speranza che, a più di 15 anni di distanza, si possa trovare il colpevole dell’omicidio.<br/>Quasi mi sono stupito che nell’articolo non si facesse cenno al fatto che Toby Kavanaugh fosse stato il modello per Fast Eddie Felson de Lo Spaccone, né che fosse stato tanto amico di Walter Tevis da essergli dedicato l’ultimo libro prima di morire.<br/>Overton Kavanaugh (a.k.a. “Toby”) è morto il 17 giugno 1994.<br/><br/>In memoria.sanjurohttp://www.blogger.com/profile/09014637020710095868noreply@blogger.com1