lunedì 31 maggio 2010

Lettera aperta ad HARUKI MURAKAMI dopo aver letto KAFKA SULLA SPIAGGIA, e in attesa della pubblicazione del super mattone 1Q84, già considerato the best of the best

Venezia, 31/05/2010


Haruki, ti giuro, vorrei davvero spezzarla una lancia in tuo favore, ma non mi rendi la vita facile!

Ho cominciato a leggerti quando non ti cagava nessuno. Ora sei lo scrittore giappo più famoso al mondo, ogni paio d'anni ti candidano per il Nobel, persino i recensori del NY Times Book Rewiew si spellano le mani ogni volta che esce un tuo  libro.

Ma Haruki, devo dirtelo, sono 15 anni che non ne scrivi uno decente.



Lasciamo perdere Underground, che è una cosa a sé. I romanzi bellibelli veramente li hai scritti negli anni '80. Norwegian Wood è del '88 e Dance Dance Dance del '89. Lo sai che siamo nel 2010?

L'ultimo libro degno di nota è del '95. E stiamo parlando de L'uccello che girava le viti del mondo,  non proprio 'sto canone di perfezione. Ambizioso sì, ma squilibrato, pesante in molti punti, lungo una vita. Però aveva idee interessanti e immagini forti. A molti anni di distanza qualcosa me lo ricordo ancora.

Ma poi?

Poi hai provato a bissare il romanzo d'amore in stile Norwegian Wood e ti è andata male. Ne sono venuti fuori: A sud del confine, a ovest del sole, di cui mi ricordo solo il jazz e un pompino finale (e manco Einaudi c'ha ancora avuto cuore di ripubblicarlo – Einaudi, renditi conto!), e La ragazza dello Sputnik, del quale proprio non ricordo nulla, ma forse c'erano due lesbiche in Grecia.

Nel mucchio buttiamoci pure L'elefante scomparso e altri racconti, Tutti i figli di dio danzano –  due libri di racconti senza infamia né lode – e After Dark che ho letto l'anno scorso e neanche mi ricordo di cosa parla.

Ora, sai che c'è?

C'è che sono 30 anni che mastichi e rimastichi la stessa roba.

Santiddio! Questo surrealismo onirico l'hai tirato fuori ancora quando hai scritto Nel segno della pecora, anno 1982. E le doppie realtà riflesse cominciamo a trovarle ne La fine del mondo e il paese delle meraviglie, anno 1985.

All'epoca sono state una bella trovata, te lo concedo. Qualcosa di nuovo, di diverso, di cui si aveva ancora voglia

Ora basta.

Ti rendi conto che tu, da solo, con il tuo surrealismo onirico ci stai ammorbando più di tutti gli scrittori sudamericani con il loro realismo magico?

Scusami Haruki, ma comincio a dubitare anche dei libri che mi sono piaciuti.

Forse ero giovane, dovrei rileggermeli. A dirti la verità mi pareva pure che scrivessi meglio una volta.

E le idee, poi?

Te lo devo dire io che un uomo chiuso in un pozzo (L'uccello che girava..., 1995) e un uomo  solo nel mezzo della foresta (Kafka sulla spiaggia, 2004) sono sempre la stessa cosa?

Un uomo vede i fantasmi (Dance Dance Dance, 1989), l'altro parla coi gatti (e vede i fantasmi)(sempre Kafka sulla spiaggia).

C'è il piano buio a cui si ferma l'ascensore (Dance Dance Dance, 1989) e c'è la stanza abbandonata nella biblioteca (ancora Kafka sulla spiaggia).

Adesso ascoltami bene, perché il concetto che sto per rivelarti – che mi sembra semplice –  evidentemente ti sfugge.

Un'idea figa lo è una volta sola. La seconda volta è simpatica, la terza ha rotto il cazzo.

O teorizzi queste idee in un unicum spaziotemporale e ci ambienti lì tutti i tuoi libri, oppure la pianti, e ti sbatti per inventarti qualcosa di nuovo.

Lo so che non lo farai, Haruki, perchè tutti ti vezzeggiano e ti danno i buffetti per come scrivi. E se invece creassi un universo alternativo coerente diventeresti un autore di genere, tipo Charlaine Harris con True Blood. E il Nobel a Charlaine Harris non glielo danno mica.

Ma ci credi che ho letto persino L'arte di correre. E io corro pure. E mi piace un sacco. E a leggerti mi sono stracciato le palle.

Capisco l'ansia che ti mette il tuo editor, ma se cominciamo a pubblicare anche gli appunti che prendi sulla tazza del cesso non è più finita.

Da tre giorni ho finito Kafka sulla spiaggia.

C'ho messo un minuto, perché sai scrivere e non sei lo scrittore giappo number one per niente.

E, fattelo dire, non era neanche troppo male.

L'inizio magari un po'  incerto, ma dopo belle trovate, sul serio. La pioggia di sanguisughe, poi, è stato un tocco di classe. Devo dirtelo: mi hai intrigato per più di metà libro.

Ho sperato. Ho detto a un amico che ti eri dato una reffata. E invece, ... il ritmo che rallenta, le situazioni prevedibili, la soluzione da paradigma.

Persino la colonna musicale, che nei tuoi primi libri era sempre molto spontanea, qui ha qualche pretesa di troppo. E guarda, non è perché c'hai messo la classica invece del rock.

Per ben 3 giorni nella mia testa ho provato a salvarti, poi mi sono posto la domanda definitiva, quella che mi ha messo con le spalle al muro.

Lo consiglieresti?

No. 

Tuo sincero…

 Gino Savage

7 commenti:

  1. "Ti rendi conto che tu, da solo, con il tuo surrealismo onirico ci stai ammorbando più di tutti gli scrittori sudamericani con il loro realismo magico?"

    stupendo!

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  2. Bè Gino, allora quando compri 1Q84 mi prenoto per leggerlo a scrocco eheheh.
    comunque ho un pacco di tuoi fumetti a casa, dimmi se ti servono che te li rendo

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  3. Caro Gino, migliori di Ost in Ost.

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  4. Dr. Savage,
    Mi ha tolto le parole di bocca.

    "Un’idea figa lo è una volta sola. La seconda volta è simpatica, la terza ha rotto il cazzo”.

    Cosi si fa!

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  5. il discorso è ampissimo, e senza chiusura proprio per questo.
    è inopinabile il fatto che un giudizio sia lecito, e lo è proprio per volere stesso di chi scrive. il fatto di scrivere e di esporsi pubblicando ciò che si scrive non può presupporre una serie di pacche sulla spalla, tanti complimenti e basta.
    non vedo murakami nella schiera dei dan brown del cazzo; non ce lo vedo perché la mia stima nei suoi confronti è alta e la nebbia che crea la stima per una persona non la si taglia con la razionalità (fortunatamente).
    gino ha ragione nell'affermare che (a parte l'inedito 1Q84 che chissà...) H.M. è ormai una ripetizione di se stesso, ma io aggiungerei al tutto un personalissimo "manomale". Menomale perché penso che in molti cerchino nella letteratura una finta novità, una celata monotonia che nasconde nell'avventura una qualsiasi quotidianità mai davvero diversa dal giorno prima. Un pozzo diventa una foresta come uno stipendio in ritardo diventa gli alimenti da pagare alla moglie; i fantasmi diventano gatti come il vicino di casa diventa il collega; il piano buio diventa la stanza abbandonata come la cassa integrazione diventa la perdita di un genitore.
    La vita stessa cambia quotidianamente la faccia a cose che danno emozioni che hanno sempre con lo stesso nome ed io sono felice di poter trasformare per un pò le mie angosce e le mie felicità tanto note in qualcosa che fisicamente non vivrò mai ma che "mentalmente" ha lo stesso sapore.
    e' questo che amo di H.M. non le sue trame o i suoi personaggi, ma il suo essere noi trasformandoci in altro per un pò.

    e comunque gino spacca.

    bless, enrico

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  6. che sfoggio di critica letteraria....

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  7. Ora che me lo fai notare forse ho scritto un post un po' troppo colto... forse dovrei semplificare il linguaggio.

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