giovedì 6 maggio 2010

Una geisha moderna

Se di generalizzazioni generalizziamo allora ecco che, in questo caso, generalizzassimo. Non esistendo, presumo, un corrispettivo maschile di geisha, il lettore dovrà farsi carico di  approssimare per eccesso il genere femminile a quello maschile. Inoltre, ogni commesso, perché di ciò ci si accinge a generalizzare, ha in sé i geni della commessa.



La commessa è la versione industriale della  geisha. O, almeno dovrebbe essere tale.

Dovrebbe essere in grado di entrare nelle grazie del cliente, comprenderne i più intimi segreti e carpirli. Assecondarlo senza diventare invadente. Intuirne i punti deboli e consolarlo. Rendere l'atto dell'acquisto un'esperienza emotivamente gratificante. Amarlo per tutto il tempo della transazione, che siano 5 minuti o più di quaranta.

Dovrebbe.

Dovrebbe nascere prostituta. Dovrebbe essere in grado di cambiare partner con smisurata destrezza, non badare alle ascelle maleodoranti o all'indisponenza. Non dovrebbe fare preferenze. Insomma dovrebbe saper esercitare con caparbietà e fermezza la propria professione.

Invece.

La commessa alle 12.00 ha già i piedi gonfi. E' pagata troppo poco, fa orari assurdi e soprattutto, socialmente viene poco considerata. Insomma, eccezion fatta per la condizione economica, è allo stesso livello della prostituta, solo che è molto più povera.

Quindi è abbastanza chiaro il motivo per cui non tutte le commesse sono esattamente predisposte nel migliore dei modi nei confronti del cliente..

Quindi, scordatevi le geishe e ricordatevi che:

se siete cliente di un negozio evitate di fare domande idiote. A meno che non decidiate di non tornarci mai più o pensate che la cosa che state cercando in realtà non vi interessa poi così tanto;

se infastidite la commessa non la otterrete mai;

e se la otterrete sarete così infastiditi da non trarne il piacere che vi eravate prefissati;

il punto di vista della commessa non deve  essere sottovalutato.

Non infastiditela se :

- è al telefono

- consulta un terminale

- serve un altro cliente

- sta finendo il turno

- è in pausa sigaretta

- è in pausa pranzo

- è in pausa qualsiasi

Una semplice frase come questa:

“Scusi, signora, posso chiedere una domanda?”

può generare una reazione a catena che non vi lascerà illesi.

Primo, siete proprio sicuri che anagraficamente potete permettervi il “signora”? Lo sapete che un “signora” proferito alla persona sbagliata può generare astio nei vostri confronti tale da compromettere tutta la transazione?

E se la signora in questione non si sentisse tale? O si sentisse tale ma non volesse che gli altri se ne rendano conto?

Se la signora in questione fosse un uomo?

Se dovete fare una domanda: siate vaghi nel dare connotazioni alla persona alla quale vi state rivolgendo. Potrebbe essere in un momento di fragilità emotiva, potrebbe aver appena finito di piegare 400 magliette in similpelle, oppure aver appena battuto per errore uno scontrino da 2 milioni di euro.

Vaghi, sì, ma non troppo.

Chiedere un libro di cui non si conosce né l'autore, né la casa editrice potrebbe essere furoviante. Chiedere un trapano a percussione in una copisteria, potrebbe creare danni irreversibili. Anche il comportamento dovrebbe essere in linea con il luogo in cui vi trovate. Ad esempio, cercare di inserire la propria biancheria sporca nella lavatrice in esposizione, tentando nel contempo  di avviare il ciclo con il prelavaggio potrebbe essere considerata un'azione penalmente rilevante.

E' tristemente noto che chi fa shopping stacca la spina. La psiche si lacera e si frantuma in pezzetti minuscoli che faticano a compattarsi e a formare un pensiero coerente. Forse sono le troppe informazioni presenti in uno spazio circoscritto. Tutti questi libri, tutta questa verdura, tutte queste bibite, tutti questi vestiti.... Tutto questo brulicante offrire  non facilita la razionalità.

Ma, per Dio, manteniamo un minimo di amor proprio.

E' ovvio che una libreria venda libri e non li noleggi, che non ci si possa fare una spremuta con le arance esposte dal fruttivendolo. Almeno non sul posto.

Per favore, abbiate pietà dell'esercente, e di voi stessi.

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