Rassegnazione Stampa

Ovvero il web letterario italiano per chi non c’ha tempo.



-su Nazione Indiana ci sono due tormentoni che si stanno trascinando da mesi: il questionario sulla responsabilità dell’autore (serie di interventi che avrebbero fatto prima a intitolare: "Non va bene che Paolo Nori scriva su Libero: facciamoglielo capire!") e la morte di Pasolini (sì, ancora). Sul primo (qui l’intervento di questo mese, di Ginevra Bompiani) invece di imbastire tutta ‘sta solfa di questionari dal sapido impianto critico (e le cui risposte sono quasi invariabilmente introdotte nella seguente maniera: sì, ma...; no, però...; be’, sì e anche no, purtuttavia...) facevano prima a disegnare una mappa del panorama editoriale italiano sulla quale indicare chiaramente dove sono consentite libertà e dignità personali e dove invece no; dove e in che modo lavorare per il Padrone andava bene, e dove e in che modo no. Almeno uno poi si sarebbe regolato e si avrebbe avuto uno gnomone di riferimento chiaro. Per Pasolini, i cui fatti che ne circondano la morte sembrano essere la cifra unica e totalizzante dell’intera storia repubblicana italiana, si tenta la chiusa con svicolamento accomunante e pacificatorio sul calcio (si attende la risposta piccata di qualche appassionato di tennis) (magari Gianni Clerici) (Gianni Clerici su Nazione Indiana, e poi non si dica che qua non siamo propositivi).

-su Il Primo Amore, a contorno delle oramai solite marchette e automarchette, c’è da segnalare un bell’articolo di Irene Campari sull’acqua (no pun intended) e la versione online (letteraria) del regista automatico di Boris: il giornalista sportivo automatico. Le informazioni sono interessanti, ma le conclusioni tratte da Andrea Tarabbia sono totalmente fuori segno: l’autore, nel giornalismo sportivo, non è che è morto – non c’è mai stato. La voce del giornalista e del commentatore sportivo non è mai interessata, se non ai profani dello sport, o ai programmatori televisivi (che non hanno trovato miglior maniera di arredare l’ambiente sonoro di un evento sportivo con una voce che descrivesse e commentasse lo stesso) – ogni appassionato di sport, infatti, è un esperto in sè sufficiente che non ha bisogno di ascoltare nessun altro, men che meno il giornalista o il commentatore.

-FoLLeLFo si rianima per parlare del proprio contributo a Finzioni. Se provo ad andare su Finzioni, il browser mi segnala “sito malevolo” e me ne blocca la visualizzazione. Vedrò di educare meglio il browser.

-anche su Teflon si parla di Finzioni, sempre per segnalare un proprio contributo (sì, il sito di Finzioni mi risulta sempre malevolo; no, il browser non vuol sentir ragioni) (per la volta prossima dovrei essere riuscito ad addomesticarlo meglio). Di nuovo c’è anche una recensione a Sgabello di Sarah Spinazzola, romanzo del quale, una volta detto “stralunato” (come giustamente fa la recensione), s’è detto quasi tutto.

-Lipperatura prosegue il meritorio lavoro sulla questione letteraria (e non solo) femminile, e c’ha pure il tempo di parlar male di Acciaio di Silvia Avallone (tomo che qua si sta leggendo con gran soddisfazione, e a cui seguirà a breve una recensione prescrittiva).

-Su Giap! Wu Ming 1 dimostra con estrema perizia d’analisi e citazioni come Salò e Amici Miei siano lo stesso film. Si aprono prospettive inaspettate per la programmazione serale di Rete 4.

-le sempre attive tastiere di Sul Romanzo (e non date retta al Palmas quando parla di rallentamento; in realtà vuol dire che il blog passerà dal pubblicare cinque post al giorno a pubblicarne quattro) questa settimana ci presentano, tra le altre cose, una difesa dell’insostenibile Tonino Guerra (no, davvero: Il Polverone è un papocchio disarmante, e sono almeno 30 anni che il Guerra non scrive niente di decente (eccezion fatta per la sceneggiatura di Bibo per sempre, capolavoro del pink eiga giapponese)) e un tentativo di capire il Moccia (si attendono ancora risultati).

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