lunedì 19 aprile 2010

Cave del predil



8 gennaio 1910

Ora di pranzo.

A molti metri di profondità una parete di roccia cede. 

È la parete che separa le miniere dal Rio del Lago. In un solo momento tonnellate di ghiaia e acqua si riversano nei tunnel, alcuni tratti di galleria franano, l'acqua scende verso il basso creando un risucchio violentissimo. 

 

 

20 luglio 2007

Ora di pranzo.

Arrivo a Cave del Predil ed è come entrare a Twin Peaks. Invece sono in Friuli, ai confini con la Slovenia.

Canticchio l’attacco di basso della sigla e subito l’atmosfera si accorda alla perfezione. Due enormi stabilimenti minerari in completo abbandono incombono sulla valle seguendo il profilo della montagna. I boschi pesano sulle ultime case come un mare verde cupo e la luce non filtra tra i rami di faggio e abete.   

Poco più avanti il piccolo lago di Raibl - antico nome della località - offre specialità culinarie, pedalò e musica popolare a tutto volume. Gli Alpen Doganirs.

Il paese è grande, molto più di quelli che ho già visto in queste valli, eppure, a parte i turisti al lago non si vede in giro nessuno.

Le miniere di Raibl erano note già in epoca romana, oggi questo è un paese semiabbandonato, l'ombra di ciò che è stato nei secoli.

Duemila anni di estrazioni hanno avuto un ovvio effetto sul territorio. Tutto ciò che si vede, su cui si cammina, non è altro che un involucro. Le gallerie partono dal Monte Re, 450 metri sopra il paese e scendono in profondità oltre 500 metri.

Ma nessuno lavora più sotto i miei piedi. Nel 1991 le miniere sono state chiuse. Costi di gestione troppo elevati, problemi di economicità, l’inevitabile esaurimento di materie prime.

Ora gli impianti abbandonati, nella loro integrità di ruggine e vetri rotti, dominano il paese scalando la montagna. Riesco già a vederli i ragazzini della zona che si sfidano ad entrare di notte nei capannoni o nelle miniere... e me li immagino pure la notte, col vento che spazza la valle a raccontarsi leggende di chi non è più tornato.

Perché un posto simile non può non avere leggende e oscure maledizioni. 

Gira voce di uomini che hanno visto “cose”, a notte fonda, e pochi giorni dopo si sono suicidati.

Io dopo aver visto bere i friulani posso ben credere che abbiano visto strane cose nella notte, ma un episodio tragico esiste davvero ed è documentato da una foto dell'epoca.

E' l'8 gennaio 1910, ora di pranzo.

Verso le 13 a molti metri di profondità una parete di roccia cede, le miniere sono invase da tonnellate di ghiaia ed acqua proveniente dal Rio del Lago. Alcuni tratti di galleria franano e l'acqua scende sempre più in basso creando un risucchio che in pochi istanti si mangia l'intero ospedale e lo fa sprofondare a 150 metri di profondità.

150 metri.

Non è stato possibile recuperare nulla.

Sono passati cent’anni e le sette persone che erano nel piccolo ospedale sono ancora sepolte lì, inghiottite dalla terra, nelle loro stanze.

Solo un ragazzino si è salvato saltando dalla finestra. E un gatto.

Il ragazzino di allora è morto vecchio una decina anni fa.

Il gatto non lo so. Sarà una delle tante storie che si raccontano da queste parti.

  

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