martedì 6 aprile 2010

Un caso di culo - 1

G.M.

Era inadeguato, profondamente inadeguato. Si sentiva ignorante nel momento in cui doveva sapere le cose. Non le sapeva, perché non le sapeva. Era goffo nel vestito. Nelle mani grassocce e i capelli lanosi. Aveva tutte le cose sbagliate nel momento sbagliato. Era un delitto definirlo un uomo, per i tratti di un'adolescenza che tradiva il panico di avere un'età. Cristo. Era ormai lampante, aveva, fra gli altri, un problema di gestione temporale. Uno scollamento anagrafico tra la percezione del vero sé e di quello che pensava di essere. Una questione dannatamente filosofica, in effetti...

Era un'angoscia. Non aveva un progetto, ne aveva mille. E per nessuno una strategia. Un disegno, un'idea folgorante. Un cazzo.

L'unica cosa che gli rimaneva, penzolante, nella testa, era un'ipnotica rimembranza del culo della donna che passeggiava di fronte a lui. Era impossibile, di nuovo, pensare altrimenti se non a quello.



Quand'era accaduto che a scapito di tutto il resto, rimanesse l'unica impellente necessità? Eppure... Sono tante le parti del corpo. Non una, molte. C'è il naso...le orecchie, e sì, le mani. Affusolate, con lo smalto carminio e...bah.

Il pensiero era fuggito sfuocato da altre immagini ben più nitide.

Doveva trovare una motivazione, cercare un cavillo per autoassolversi dalla patologia e ricondurla ad un peccato, se proprio di peccato si trattava, di poco valore.

Analiticamente il culo è una delle molte parti del corpo, come si diceva poc'anzi. E' una parte di mezzo, nel senso che taglia la figura a metà, ed esso stesso è tagliato trasversalmente a metà. E' un punto di  giuntura, se si pensa che grazie ad esso la donna (l'uomo, anche l'uomo) si piega. Sempre analiticamente parlando,esso, il culo, s'inclina di vari gradi. Variabili gradi d'inclinazione. Variabili.

Stava tentando di schiarirsi la mente con un colpo di tosse. Una scossa al pensiero ricorrente. Intanto era seduto sui gradini di una gradinata (che altro?), immerso nel grigio-grigio di un'afa invernale. Aveva un appuntamento.

Era in uno stato d'ansia?

Forse.

“Cazzo, è pieno di donne, da queste parti.”

Constatazioni. Niente di che.

“Camminano tutte.”

Senza mostrare la faccia. Tutte le donne lo precedevano, era costretto a guardarle dalla parte posteriore. Un sorpasso costante lo costringeva a cogliere i particolari retrostanti. Quante sfaccettature! Era interdetto da questo funambolico attraversare strade, aprire porte, portare borse e sacchetti. Equilibrio geneticamente perfetto. Questo punto focale, parafrasando l'inevitabile turpiloquio, a cui si rivolgevano le sue mire espansionistiche miste a laconici gridolini, era... un punto focale. Se di patologia si trattasse non era poi così mutilante. Ad un'analisi più attenta, neanche troppo fuori dal comune. Più di una rivista specializzata si soffermava sul ruolo del culo nella società moderna. Aveva appena finito di leggere un articolo intitolato esattamente così: “Il ruolo del culo nella società dell'i-pod”. Non si stava sbagliando. Era nelle rubrica “Più virile, più sano”. Aveva anche cercato di diventare un collaudatore di profilattici, ma la procedura era troppo complicata. Inoltre la lettura dell'articolo sul culo l'aveva completamente assorbito.

Quindi non era malato. Decisamente. No. Doveva solo comprendere il significato di questa piccola mania storicamente valida e riconosciuta.

Intanto aspettava. Sui gradini freddi.

E culi ovunque, sant'Iddio..

(La seconda puntata di Un caso di culo sarà online giovedì 8 aprile, verso le 10 del mattino)

1 commento:

  1. Più che altro direi una questione dannatamente psicologica...


    Phobos
    32 anni

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