venerdì 23 luglio 2010

Capitolo 1, quinta parte

[così è notte: e il vostro autore – è un outbreak di quasi-diaristica - si trova nella piccola cucina perfettamente cubica di un alberghétto di montagna con vista-su-statale; con la coda dell'occhio guarda l'impenetrabile, làttea cortina clorina di un bicchiere di acqua di rubinetto vanire lenta verso l'alto: mentre scrive sul portatile ed è esausto e non c'è tempo e-]


[…] convergendo infine tutti – e tutto – verso, o nella, Piazza; con una frequenza settimanale preoccupante, e la fedeltà cieca di cui si dicéa prima: quella che ci rendeva pellegrini stolidi, cocciutissimi, motivati. E le serate – ma è termine riduttivo – le serate erano intense e lunghe: tanto da richiedere fisici resistenti e performanti, e tutta una serie di skills di non-chiara e non-ovvia provenienza genetica, o – in altro caso – di susseguente difficile acquisizione. Si finivan' le lezioni, e s'era in Piazza: estate, inverno - sole accecante, o nebbie razzélanti. Ed erano le sei e mezza del pomeriggio, le sette, e poi improvvisamente il cuore della notte: o l'alba.

E la piazza agiva da scambiatore, da movimentatore d'esistenze: la boccia delle estrazioni della lotteria in un turbinare sempre più veloce, e palle dentro a sciambrottare le une contro le altre, urtandosi. E agli ingressi della Piazza stava una specie di demone di Maxwell - un essere per-definizione di pensiero così acuto da poterci prendere singolarmente per la collottola e, dopo una serata brava di Piazza - dopo una scrollata - spedirci da tutt'altra parte: a suo gusto.

Così entri nella Piazza, e alcune ore dopo ne esci, apparentemente illeso, ma non riconosci più il punto cardinale in direzione del quale si trova il tuo appartamento.

Entri nella Piazza, e improvvisamente ti ritrovi nel tuo letto: ma sono passati due giorni.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi in un letto non tuo, vestito di tutto punto, le scarpe ancora addosso, e i piedi dalla parte del cuscino, e nessun'altro in casa: ma che casa, poi?

Entri nella Piazza, e ti ritrovi ancora nella Piazza: ma in un'altra città.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi alle battute conclusive di una partita all'ultimo sangue di Trivial Pursuit; è il tuo turno, e devi rispondere a una domanda improbabile della categoria Hobby e Sport, e ne va del tuo onore, e ce l'hai sulla punta della lingua – eppure.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi nel 1712: e c'è una bruma appiccicosa e fredda a mezz'aria su colline verdissime: e stendardi di reggimenti franti al suolo, l'odore della polvere da sparo ancora pungente.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi a Tallahassee [FL].

Entri nella Piazza, e ti ritrovi dentro a un cassonetto – chiuso dall'esterno.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi dietro uno sportello dell'Agenzia delle Entrate, l'ultimo giorno valido della sessione fiscale di marzo.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi sospeso nell'atto di caduta-e-rotolamento sopra un pendio di montagna subverticale e ricoperto di rovi – sul fondo rocce diverse a spuntare fuori da un torrente alquanto mosso – e l'unica cosa che riesci a pensare è Oh no, ancora.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi sul ponte di un peschereccio battente bandiera norvegese, spruzzi di acqua salata gelida in faccia, vento intenso, il pizzicore insistente di un tatuaggio da poco fatto sul petto – su tutto, il petto; e un altro marinaio, che ha appena appoggiato su un barile il coltello col quale stava sfilettando un merluzzo, ti fa un occhiolino che ti rende quantomeno uneasy.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi sul fondale marino, tutto intento a filtrare plancton.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi in Piazza – ore dopo: e non c'è nessuno.

Entri nella Piazza, e ti ritrovi sotto casa, le chiavi in mano – e la mano per-niente malsicura mentre infili la toppa – e sembra essere fondamentalmente tutto apposto, e l'aria è frizzante il giusto, e insomma non si sta per niente male: è successo, a volte, sì.

1 commento:

  1. Wow che lago ma lo vedi che sei sempre il più grande!!!!!!!!
    Cioè ma lo vedi si o no che per marmellarmi il cuore no hai bisogno di frasi mache da vecchio sbavo.

    "Entri nella Piazza, e ti ritrovi nel 1712: e c’è una bruma appiccicosa e fredda a mezz’aria su colline verdissime: e stendardi di reggimenti franti al suolo, l’odore della polvere da sparo ancora pungente”

    Che trip.Mi sa che al mio manico stanno per crescere dell’ enormi, grandissime, sinuosissime, orrrripilannnti coooornaa. Aahahahah.

    lo so sono un pò sconcia ma tanto domani mi passa.
    Non fraintendere :-) mi diverto a provocarti, forse si forse no, chissà.

    Tu però continua a scrivere che sei bravissimo.

    Ciao amoruccio

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