[nel quale l'autore - sempre seduto sul tripode di rame- no: quella era un'altra cosa; nel quale l'autore, sempre accomodato sulla - nella? - confortevole poltrona di pelle della Sala Rossa - il caminetto a schioccare piacevole; bottiglia di pastis e caraffa d'acqua sul tavolétto da caffè; gli splendenti pomelli de' bastoni da passeggio lucenti, di fresco lucidati col Sidol: il fiero levriero affilato, il bracco sospeso nell'attimo del voltar la testa al fischio del Padrone, la testa di moro - inizia, l'autore, una personale riflessione sulla parola lètta, e scritta]
Misi tastiera immantinente, come dicevo, all'opra; e si profilò, da subito, compito non facile: la logistica della scrittura, solitamente, sfuggendomi beffarda. Dacché mi ritrovo in luoghi adeguati all'Arte - il mio studiolo d'ampie vetrate, di legni scuri e morbidi alla vista: e di quiete marezzature sulle finiture di pietra; e i tappeti ne' quali affondare i piedi, voluttuosi - mi ritrovo in luoghi adeguati, quindi, ma senza idea alcuna: costretto a rigirarmi nervoso la stilografica di tra le dita; scarabocchiando stizzito i bordi de' fogli: facendo girare il cursore attorno a'una parola sola, a'un incipit, con la frenesia d'indiavolate danze: cancellando, riscrivendo, ricancellando - ma senza avanzare d'un carattere; e la promessa cartella: 'sì lontana. Altrimenti, spesso m'accade di trovarmi illuminato - quando non, e non solo metaforicamente, fulminato - da una prodigiosa imagine: dipanata davanti a gli occhi della mente come a riversarsi fuori d'una cornucopia di parole - gli aggettivi ad avviticciarsi attorno le strutture del discorso, fogliando abbondanti; avverbi come grossi frutti carnosi: e tutto attorno, e in tra la verzura, pifferari e satiri danzanti eccetera; fulminato, illuminato da queste visioni, con ovvia banale scontatezza mi trovo privo dei mezzi atti alla scrittura - se financo le punte delle matite paion' latitare, figuriamoci i temperini; oppure, non v'è presa adeguata ad alimentare piccoli portatili da bloggeuse adolescente; o non v'è posto dove sedersi chieti un attimo: od infine c'è così tanto passaggio, così tanta confusione, intorno, che l'imagine si sfilaccia nella distrazione - a' bordi, prima; sviluppando dendriti di crepa, poi, e in fine crocchiando rotta nel mezzo - fino a dissiparsi, perduta per sempre-
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