lunedì 16 agosto 2010

LA RECENSIONE IN FIERI: NOSTROMO, di Joseph Conrad

Pare che qualcuno non sia d'accordo sul fatto che si possa giudicare uno scrittore dopo aver letto un solo libro.

Io lo faccio e la notte dormo il sonno dei giusti.

Ma faccio anche di più.

Con questa recensione – ovviamente è una summer special rewiew – ho intenzione di giudicare mentre il libro lo sto ancora leggendo.

Ammetto che Conrad è un’amicizia di lunga data, ma non per questo lo tratterò meglio di Neil Gaiman o Haruki Murakami.

Due premesse.

La prima: il libro è diviso in tre parti, una recensione alla fine di ognuna.

La seconda: nelle tre recensioni sarò libero di contraddirmi quanto mi pare, tanto su IBS non si trova uno straccio di commento a riguardo.

Parte Prima: L'argento della miniera.

Intanto l’ambientazione: l'immaginaria Repubblica del Costaguana, in Sud America, con il suo perenne  malgoverno, i continui colpi di stato e una concessione mineraria.

Poi i personaggi. Tanti? Figuriamoci, una selva:

c’è un garibaldino genovese espatriato che si chiama Giorgio Viola, ha una moglie, due figlie e una locanda sulla costa. Odia Cavour e i Savoia, ed è amico di un altro italiano, Gian Battista, detto Nostromo.

Poi c’è il capitano Mitchell, che conduce la Oceanic Steam Navigation Company. E' un sempliciotto e va in brodo di giuggiole ogni qual volta si parli di Nostromo, il suo capataz de cargadores, il capo degli scaricatori di porto.

Ci sono il signor e la signora Gould, inglesi, molto, molto influenti, proprietari della concessione per lo sfruttamento della miniera d'argento a Sulaco, dove si svolge la vicenda. Di loro si parla, si parla, si parla. Praticamente non si parla d'altro. E loro conoscono Nostromo perché il capitano Mitchell gliel'ha prestato per un po', giù alla miniera.

E c’è Josè Avellanos, amico dei Gould, anziano politico, anima e cuore del partito che ha portato al potere Don Vincente Ribiera. Probabile che conosca Nostromo, ma non se ne fa parola.

Solo questi? No, col cavolo, ci sono i personaggi di sfondo.

Abbiamo Don Vincente Ribiera, il Presidente-Dittatore illuminato, salito con l’ultimo colpo di stato e, pare, con l’approvazione e l’influenza dei Gould.

Il generale Montero, poco fidato ministro della guerra di Ribiera.

Sir John, presidente della società che costruirà la ferrovia a Sulaco.

Holroyd, americano ricchissimo, principale finanziatore degli scavi nella miniera. Appare troppo poco, ma quando c'è la lettura s'impenna. Fin qui il mio personaggio preferito.

C'è anche qualche altro personaggio, in verità, ma per ora preferisco non dilungarmi.

E alla fine c'è Nostromo, che è sulla bocca di tutti, sì e no per 20 righe su 120 pagine.

Cosa dire dei personaggi?

Che me ne aspetto altri perché, eccetto Nostromo, nessuno di questi ha la stoffa del protagonista. Importanti senz’altro, necessari per delineare il quadro politico, economico e sociale in cui si ambienterà la storia. Ma tutti troppo vecchi e poco vivaci per avere un ruolo principale.

E allora cosa diavolo ho letto finora?

Ho letto un enorme flashback sulla famiglia Gould fino ad arrivare alla presa di potere di Ribiera, nel presente.

L’ho già detto che i Gould non hanno la stoffa per essere protagonisti? Sì, quindi 120 pagine di flashback su personaggi comprimari o secondari? Già.

E la trama? Niente protagonisti, niente trama. Che domande sono!

Quindi, dopo 120 pagine il libro praticamente non è iniziato. C'è la geografia del Costaguana, la storia del Costaguana, la politica del Costaguana. Poi c'è la concessione mineraria: la storia della concessione mineraria, il ruolo politico della concessione mineraria, 20 anni di storia dei coniugi Gould in rapporto alla concessione mineraria. Per carità, tutto scritto bene, e il racconto delle vite, delle ossessioni, degli affari dei Gould si mescola alle rivolte, al malaffare, alla dura vita dei minatori, portandoci per mano a Sulaco, la piccola città costiera a due passi dalla miniera d'argento.

Bene? Un cazzo.

Perché anche se scritto con tutti i crismi sono moralmente contrario a 120 pagine di prologo e devi proprio essere un gran presuntuoso a dare per scontato che un lettore abbia la voglia e la pazienza di accollarsi ‘sto fardello solo perché le hai scritte tu. Anche se ti chiami Joseph Conrad.

L'avesse scritto Tolkien, tutta questa parte l'avrebbe inserita nelle appendici finali. Foster Wallace l'avrebbe messa in nota. Invece l'ha scritta Conrad.

Forse quando avrò finito tutto il libro, quando avrò la visione d'insieme cambierò idea, troverò questi capitoli fondamentali e necessari per un romanzo di grande respiro. Forse.

Oggi però a leggerli mi sono proprio rotto le balle.

2 commenti:

  1. Dopo averti letto che faccio? lo leggo o continuo a tenerlo sul mio comodino ?.......senza avere il coraggio di iniziarlo?

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  2. Be'... non è che la mia opinione sia il vangelo.
    Magari a te questa parte piacerà un sacco.
    Così poi puoi scrivermi che di letteratura non capisco un'acca.

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